Editoriale

Il pericolo dei violenti di internet

Bologna, 18 gennaio 2023 – È incredibile come gli uomini continuino a uccidere le donne. E il movente il più delle volte è il sentimento, un amore finito, un amore respinto, la gelosia. Ma è stupefacente che accanto all'indignazione collettiva ci siano persone che tifano per chi ha ucciso o usato violenza sulla propria compagna o moglie. Così è successo anche per la povera Alessandra Matteuzzi uccisa a Bologna a martellate dal compagno respinto, il calciatore Giovanni Padovani. Sul web c'è chi tifa per l'omicida.

Beatrice Ferrarini

Risponde Beppe Boni

Riflessione storica di Umberto Eco fatta quando all'Università di Torino ricevette la laurea Honoris causa in Comunicazione e cultura dei media: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima questi parlavano solo al bar senza danneggiare la collettività, ma venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel". Purtroppo a volte il web concede la parola anche a schiere di odiatori di professione, a chi lancia pensieri violenti e chi fa il tifo, come nel caso dell'omicidio di Alessandra Matteuzzi, per gli assassini. Come ha scritto il Carlino giorni fa i legali della famiglia di Alessandra, uccisa brutalmente sotto casa, hanno ottenuto l'oscuramento di una pagina Facebook, aperta da fan sconosciuti il 27 agosto scorso, dove qualche sconsiderato, pur senza riferimenti diretto al delitto, scriveva addirittura "Giovanni Padovani, un mito, una leggenda...". E nella stessa pagina comparivano le foto del calciatore, peraltro reo confesso del delitto. Gli iscritti, per fortuna era pochi, circa una decina, ma l'episodio è significativo. Gente che inneggia ad un assassino è potenzialmente pericolosa. In passato la famiglia, sempre attraverso i propri avvocati, ha denunciato già altre 25 persone. Purtroppo il clima di violenza intorno alle donne in molti casi è alto e i femminicidi sono frequenti. Vedi i recenti casi di Roma e Rimini. L'invito alle donne è di non sottovalutare mai le situazioni di tensione quando ci sono minacce. E questo vale anche per le istituzioni. Meglio una denuncia o una segnalazione (e un'indagine) in più che una in meno. Può salvare la vita.

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