Editoriale

Serve un piano concreto per la montagna

Bologna, 10 gennaio 2023 – Si parla di fare vivere la nostra montagna per 12 mesi all’anno. Ma bisogna che le persone siano incentivate. Così aumenta la possibilità di lavoro, perché aprono negozi, alimentari, benzinai, ristoranti. Nessuno va dove chiudono ospedali, poste, caserme, il medico è lontano chilometri, i mezzi di trasporto sono rari e le seconde case hanno tasse assurde. Una volta chi costruiva in montagna non pagava tasse per 25 anni.

Corrado Maset

Risponde Beppe Boni

Con un bando che si è chiuso sul finire del 2022 la Regione ha stanziato altri 5 milioni di euro per contributi a fondo perduto da un minimo di 10mila a un massimo di 30mila euro per le giovani coppie (meno di 30 anni) decise ad abitare nelle zone appenniniche. Salgono così a 25 milioni i finanziamenti messi a disposizione dalla Regione che punta a contrastare spopolamento, invecchiamento e favorire sviluppo. L’iniziativa è lodevole ma risulta parziale e non risolutiva. Il nodo non sta solo nel portare in montagna giovani coppie, ma nell’impedire che ci sia lo spopolamento da parte di chi in montagna già abita e porta avanti attività in proprio fra mille difficoltà, dovute anche, come quest’anno, alla totale mancanza di neve. L’incentivo alle coppie è lodevole ma non inserito in un quadro generale. È necessario incentivare chi apre nuove attività e chi le tiene aperte nelle zone più disagiate, va incoraggiato chi promuove eventi ed è fondamentale ristrutturare in modo moderno la ricettività alberghiera puntando su benessere e wellness. E qui serve assistenza con contributi o esenzioni fiscali. Se si crea lavoro la gente non fugge a valle e forse arrivano anche nuovi residenti. La crisi di quest’anno con la neve che non c’è speriamo faccia aprire gli occhi alla politica. La montagna non ha bisogno di elemosina ma di un piano serio e completo (sanità, strade, servizi). L’impegno ce lo mettono i residenti.

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