Fabriano (Ancona), 6 giugno 2013 - Ottenere lo ‘’stato di calamita’ industriale’’ per la crisi della Indesit. Tecnicamente non esiste ma è questa la proposta  che il segretario regionale Fiom Giuseppe Ciarrocchi ha rivolto a Governo, Regione, Comune. Circa 500 esuberi alla Indesit, la chiusura dell’A. Merloni mai riassorbita, le difficolta’ di Elica, Tecnowind e di tutto l’indotto dell’elettrodomestico sono spia di una ‘’crisi epocale, che per decenni rendera’ impossibile nuovo sviluppo’’.

‘’C’e’ troppa afasia - sottolinea Ciarrocchi - troppo silenzio sul declino di quest’area del Paese, che non possiamo continuare ad affrontare solo vertenza per vertenza’’. Il distretto monoproduttivo (lavatrici, frigoriferi, cucine, cappe) e’ ‘’un castello di sabbia che si sta sfaldando. Crollano assi portanti della struttura produttiva e industriale che fino a pochi anni fa ha garantito benessere, sviluppo, dignita’ del lavoro’’. Il Governo, i parlamentari, le istituzioni locali, conclude il sindacalista, ‘’devono muoversi’’.

Intanto continuano gli scioperi e le assemblee nei due poli Indesit delle Marche interessati dal piano di riorganizzazione dell’azienda in Italia. Questa mattina gli operai di Melano (impianto destinato alla chiusura) hanno scioperato per 15 minuti ogni ora di lavoro, e poi per due ore a fine mattinata. A Comunanza (Ascoli Piceno), quattro ore di assemblea con il delegato nazionale Fiom Alessandro Pagano. Domani i lavoratori del sito faranno 4 ore di sciopero e un presidio davanti al Municipio. Il sindaco si e’ impegnato a coinvolgere anche gli altri sindaci del comprensorio: a Comunanza i posti di lavoro a rischio sono 230 su 600.
‘’Anche da questa fabbrica - ha detto Pagano - la richiesta e’ quella di ottenere una modifica del piano industriale. E soprattutto che venga salvaguardata l’intera capacita’ produttiva degli stabilimenti italiani, senza trasferimento di produzioni all’estero’’.

 

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