Ancona, 22 febbraio 2014 - E’ FINITA su internet, con i nomi e i cognomi di tutti, bimba compresa, la sentenza di primo grado in merito alla figlia di una suora, affidata per due anni a una coppia del Maceratese e ora restituita dalla Cassazione alla madre. E’ una delle anomalie di una vicenda giudiziaria delicatissima, destinata a influenzare in modo determinate la vita di una bambina di due anni. A pubblicare elementi assolutamente impubblicabili è stata la rivista «Diritto e giustizia minorile», che ha reso nota la sentenza del presidente del tribunale per i minori Ornella Riccio. Il Garante per i minori delle Marche e quello della privacy si sono attivati, e la sentenza ora è stata rimossa.

«Perché tirare fuori questa storia adesso, quando ho risposto al Garante per la privacy a giugno — domanda la presidente Riccio —? Non sono stata io a pubblicarla, ma l’editore della rivista. Questa vicenda mi sembra un gioco al massacro sulla pelle di una bambina. Ci si dimentica che qui c’è una madre naturale, e c’è una sentenza della Cassazione». La vicenda è singolare.
Tanto per cominciare, la coppia del Maceratese aveva dato solo la disponibilità all’adozione, e non per gli affidi a rischio giuridico, come poi si è rivelato quello della piccola. Nata il 22 dicembre 2011, la bimba viene affidata loro il 13 gennaio. Il 5 marzo, una donna chiede di sospendere la procedura di adozione. La procura per i minori dà parere contrario, ma la sospensione viene concessa. Il 5 aprile c’è il riconoscimento della figlia da parte della madre biologica, una ex suora congolese. La procura fa un reclamo contro questo provvedimento, accolto a giugno dalla corte d’appello; la corte stigmatizza che la sospensione sia stata concessa dopo 73 giorni dalla nascita della piccola. Comunque il tribunale avvia una consulenza tecnica sulla madre naturale e a novembre l’affido viene revocato.

VENGONO avanzati dei sospetti sull’idoneità della famiglia affidataria, che però ha tutti i riconoscimenti per l’adozione e le conferme dei servizi sociali. A gennaio del 2013, su ricorso della procura, la corte d’appello dichiara la bimba adottabile. Ma il tribunale per i minori va nella direzione opposta e fissa nuovi incontri tra la ex suora e la figlia. Agli incontri, come consulente d’ufficio viene nominata una psicoterapeuta di Fano: la stessa che era stata consulente di parte della suora. Si scoprono anche delle lettere tra l’avvocato della suora e la psicoterapeuta. Alla fine la Cassazione, con una sentenza del giudice Corrado Carnevale, ribalta tutto, senza indicare le modalità di riavvicinamento tra madre e figlia.

Paola Pagnanelli e Alessandra Pascucci