San Benedetto del Tronto (Ascoli), 20 giugno 2014 - È indescrivibile il dolore che attanaglia la figlia di Pietro Sarchiè. Jennifer è seduta sul tavolo di legno massello del soggiorno, col telefono fisso stretto fra le mani, il cellulare con la cuffietta al suo fianco, il computer portatile sul quale cercano una risposta attraverso le mappe di Google, la sorella della madre, Eva Palestini e la cognata dello scomparso, Tiziana. Le donne sono molto vicine a Jennifer, che da due giorni non mangia e non beve. Piange appena solleva la cornetta del telefono. Di solito sono persone amiche di famiglia che chiedono notizie e lei a tutte racconta la dinamica di quanto accaduto, piange, si dispera.

Non trova una ragione: «Che tragedia. Perché il Signore ci ha fatto questo – si chiede in continuazione - Sono due giorni che non abbiamo più notizie, dov’è finito mio padre, dove starà, che fine avrà fatto?». Le zie cercano di distrarla, di convincerla a bere e a mangiare qualcosa, ma lei si rifiuta, fino ad arrivare al punto di non capire più nulla. Sono molto legati padre e figlia. È lei che le ricarica il vecchio cellulare Samsung e assicura che la batteria dura anche una settimana, perché lo usa poco. Jennifer si aggrappa a chiunque può dargli una speranza, un minimo di collaborazione. Supplica il sindaco di Apiro, supplica la protezione, chi ha telecamere che possono aver registrato il passaggio del Ford Transit bianco con strisce blu laterali e un pesce stampato sulla fiancata. Un dramma difficile da descrivere, uno strazio che spezza il cuore.

«Mia madre (n.d.r Ave Palestini) è tornata nel Maceratese portandosi dietro il pigiama di mio padre, per farlo annusare ai cani della protezione civile che dovranno eseguire le ricerche – racconta Jennifer, appena trova un attimo di lucidità o appena lascia una telefonata per passare alla prossima - Mio padre è una persona, limpida, trasparente, non è un uomo che può fare un colpo di testa, che all’improvviso decide di voler cambiare vita. Babbo è una persona timida, con la teta sulle spalle. Fa questo lavoro da 40 anni, che era già di nonno. I suoi clienti sono fissi e fa tutte le volte lo stesso giro, le stesse fermate nello stesso bar, nello stesso distributore di carburante. È un uomo metodico che fra le 8 e le 9 chiamava sempre a casa per parlare con mia madre e per sapere se avevo ordini da passargli. Così da sempre e mi spaventa che dopo la trasmissione di ‘Chi l’ha Visto’ ci ha telefonato a casa un ambulante con cui mio padre s’incontrava tutte le volte e percorrevano la stessa strada verso Pioraco. Ci ha detto che quella mattina, invece, l’ha incrociato mentre scendeva. Lui ha riconosciuto il furgone, n’è certo, ma non sa dire se al volante c’era mio padre». Di fatto Pietro, a Pioraco, dove doveva consegnare due sogliole ordinate da una donna, ma non è mai arrivato.