Bologna, 17 gennaio 2014 - Condannati senza processo per aver lavorato bene, forse troppo. Condannati per aver dato, cioè, una notizia vera, di interesse pubblico rilevante, che riguardava il fratello del governatore dell’Emilia-Romagna Vasco Errani e un milione di euro erogati, secondo i magistrati, in maniera illecita alla cooperativa da lui presieduta. Ma, hanno deciso sempre i magistrati della Procura di Bologna ottenendo l’ok del tribunale, quella notizia non andava data.

I colleghi Gilberto Dondi del Carlino, Paola Cascella di Repubblica e Gianluca Rotondi del Corriere di Bologna hanno ricevuto infatti come regalo di Natale la notifica di un decreto penale di condanna emesso dal giudice Mirko Margiocco. L’ammenda da 129 euro (che non saranno milioni ma, salvo opposizione, son pur sempre una condanna a tutti gli effetti e rappresentano un grave e quasi inedito precedente per chi lavora nell’informazione a Bologna) è stata chiesta dal pm Rossella Poggioli in un atto controfirmato in prima persona dal procuratore capo Roberto Alfonso. Il capo d’imputazione è l’articolo 684 del codice penale, la pubblicazione arbitraria di un atto giudiziario coperto da segreto. I pm hanno chiesto di condannare tutti i giornali di Bologna perché la notizia sull’iscrizione del fratello di Errani è stata divulgata quando l’interessato non ne era ancora venuto a conoscenza.

Intanto bisogna sottolineare come questo, per meccanismi propri anche degli uffici giudiziari, accada spesso, ma il provvedimento viene preso — toh — proprio quando entrano in ballo notizie e protagonisti di un certo tipo. Non risulta essere mai stato preso, invece, con protagonisti meno importanti. Poi è curioso notare come l’indagine nacque per rivelazione di segreto d’ufficio dopo l’articolo del 22 agosto 2010: questo reato si compie in concorso con un pubblico ufficiale (ad esempio un magistrato o un militare). Ma — toh — tutto in questo caso è finito in nulla: sarebbe stato interessante, visto il puntiglio dei pm, capire chi rivelò la notizia. Infine: per questa vicenda l’inchiesta ha portato anche — toh — a una condanna a un anno e due mesi per un funzionario regionale e a un futuro processo per altre tre persone (fra cui il fratello di Errani). La notizia, per noi, andava data. E, proprio perché stiamo solo dalla parte dei lettori, lo faremo ancora.

Valerio Baroncini

 

L'INTERVENTO DEL CONSIGLIO DELL'ORDINE DEI GIORNALISTI DELL'EMILIA-ROMAGNA

"Tre condanne senza senso. La notizia della condanna dei tre cronisti di giudiziaria delle maggiori testate cittadine (Repubblica, Resto del Carlino, Corriere della Sera) per "pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale" lascia letteralmente sconcertati. Per i tempi, per i contenuti e per la logica che dovrebbe sottendere a un provvedimento che, seppure contenuto nella sostanza  (un’ammenda di soli 129 euro a testa), non è comprensibile. Nè ai lettori, nè agli addetti ai lavori.

 

I fatti risalgono a quasi tre anni fa, ma la ‘dura punizione’ arriva solo ora quando già la vicenda è stata raccontata in lungo e in largo. I giornalisti condannati non si sono certo inventati la notizia dell’apertura delle indagini sui due fratelli Errani per la vicenda Terremerse. E’ certo che qualcuno gliel’ha rivelata. Ci auguriamo dunque che la Procura così solerte nel perseguire i giornalisti per aver svolto bene il loro mestiere, lo sia stata altrettanto nel ricercare la fonte che ha indotto la fuga di notizie. Tre anni di tempo dovrebbero essere stati più che sufficienti.

 

In ogni caso, l’attribuzione di reato di "pubblicazione arbitraria" non è giustificata di fronte al diritto-dovere del giornalista, una volta che ne sia entrato in possesso, di informare i propri lettori su una notizia che aveva un indiscutibile carattere di interesse pubblico. E non facciamo (o non dovremmo mai fare) distinzione tra il ‘”potente di turno e il povero cristo’’.  Non risulta che il presidente della Regione si sia lamentato per l’uscita della notizia, la Magistratura sì, seppure con i suoi tempi: tre anni!
Va da sé che il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna è interamente solidale con i colleghi ingiustamente condannati da un provvedimento che ha ben pochi precedenti e sarà sempre al fianco dei giornalisti nelle battaglie per la libertà di stampa".