Bologna, 20 gennaio 2014 - Il 18 settembre 2010 il Maestro Claudio Abbado (E' morto il 20 gennaio) diresse un trionfale concerto nella basilica di Santo Stefano rispondendo con entusiasmo alla campagna lanciata da il Resto del Carlino per i restauri delle Sette Chiese. Ecco la cronaca di quella memorabile serata

di UBERTO MARTINELLI
IL DIVINO e l’umano insieme, la sacralità intima accanto all’ineffabilità della musica, la storia che evoca l’arte e, come in uno specchio, in essa si riflette. Echi di suoni, che vanno e ritornano, preghiere, commossi aneliti ed emozioni profonde. E un trionfo, infine, quasi liberatorio nell’entusiasta e infinito applauso con cui il pubblico accoglie la conclusione del concerto di Claudio Abbado e dell’Orchestra Mozart nella Basilica di Santo Stefano. Come se tanta contagiosa bellezza, per l’incantevole suggestione dei luoghi e per l’inesprimibile gioia che la grande musica sa comunicare, fosse rinchiusa nell’anima di tutti e avesse solo bisogno di uscire, libera di inseguire i suoni che salgono verso il cielo e con loro guardare tutto dall’alto.

UN CONCERTO triplo e indimenticabile, quello ideato da Claudio Abbado su invito del nostro giornale, nell’ambito dell’iniziativa rivolta alla raccolta di fondi per restaurare il millenario complesso monumentale delle Sette Chiese. L’inizio è affidato ai Solisti dell’Orchestra, un trio composto da Gisella Curtolo, violino, Danusha Waskiewicz, viola, e Walter Vestidello, violoncello, interpreti del Divertimento K 563 di Mozart. La Chiesa del Sepolcro fa da cornice alle intime sonorità del genio salisburghese, l’acustica è perfetta, gli archetti si alzano, si intrecciano, i pianissimo sembrano disperdersi tra le colonne di marmo, escono nel Cortile di Pilato, misteriosamente ricompaiono, sostituiti all’improvviso dalle note calde e brunite del violoncello.

DI LÌ A POCO, la musica prende corpo, come in un crescendo interiore, impercettibile eppure vivo, quasi lancinante. I Solisti aumentano di numero, si sale anche nella storia, dal classicismo viennese fino a Brahms, con i violini di Raphael Christ e Yunna Shevchenko, le viole di Diemut Poppen e Chaim Steller, e i violoncelli di Luca Franzetti e Antonio Amadei a eseguire nella Chiesa dei protomartiri SS. Vitale e Agricola il Sestetto per archi n. 1 op. 18. Qui la sottile ma trascinante ambiguità ritmica, l’appassionato richiamo ai temi popolari, l’incalzante desiderio dell’autore di cimentarsi col sinfonismo, trasportano il brano cameristico in una dimensione epica, resa impeccabilmente dal sestetto d’archi dei Solisti, sia per la maestria con cui sono superate le impervie difficoltà tecniche, sia per la stupefacente coesione timbrica e interpretativa.

POI, QUANDO la Chiesa del Crocifisso accoglie Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart, accompagnati da tre solisti come il soprano Julia Kleiter, il contralto Sara Mingardo e il violinista Giuliano Carmignola, tutto è ormai compiuto e il miracolo della musica, vera e infinita originalità del tempo, raggiunge il suo culmine. La Kleiter e la Mingardo riescono a evocare la più intima devozione nell’interpretare tre celebri capolavori bachiani, due arie dalla Passione Secondo Matteo BWV 244 – ‘Erbarme dich, mein Gott’ e ‘Ich will dir mein Herze schenken’ – e l’aria dalla Passione Secondo Giovanni BWV 245, ‘Es ist vollbracht, o Trost’.

LE LORO voci appaiono terse, vibranti, commoventi, mentre è addirittura inarrivabile il violino di Giuliano Carmignola, che esegue ancora Bach, il Concerto per violino BWV 1042, con una cavata meravigliosa e una dizione estetica ed esecutiva sbalorditive, che definiscono ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la statura interpretativa del violinista veneto. Infine lo Stabat Mater. L’opera di Giovan Battista Pergolesi appare come una sconvolgente rivelazione, capace di far comprendere a chiunque la mistica religiosità della musica.

UN CAPOLAVORO, in cui le voci e gli strumenti si alternano, si allontanano, procedono fianco a fianco, con intima spiritualità e sincera commozione, accompagnati da un profondo dolore interiore, privo di cupezza, ingenuamente radioso. Qui Claudio Abbado riesce miracolosamente a svelare il mistero che avvolge la vita e la fede, a rendere tangibile ed emozionante, attraverso suoni e pause, il miracolo che ancora oggi, nonostante tutto, avvicina il Divino e l’umano. Forse anche per questo, in una sera di settembre, grazie a un’Orchestra formidabile, a uno strepitoso gruppo di solisti, a un direttore geniale e a un giornale fondato 125 anni fa, bastano sette note per salvare Sette Chiese straordinarie.

 

 

Concerto in Santo Stefano del 18 settembre 2010: ecco come nacque l'accordo con il Carlino

 

di LUCA ORSI
«PERCHÉ non proviamo con Abbado?”. Quando a dicembre, in redazione, è stata lanciata l’idea di chiedere al Maestro il sostegno alla raccolta fondi lanciata dal Carlino per i restauri di Santo Stefano, ci è mancato poco che qualcuno facesse “bumbum”! Ma come, in qualche caso avevamo dovuto penare per assicurarci la presenza di nomi da classifica della canzone nostrana al concertone pop per la basilica alla FuturShow Station, e ora ci illudevamo di coinvolgere nell’operazione ‘Salviamo Santo Stefano’ una star mondiale come Claudio Abbado? Un direttore d’orchestra venerato in tutto il mondo da legioni di fedelissimi fan (gli ‘abbadiani’), un nome che scatena la bagarre per i biglietti ogni volta che compare in cartellone?

 

É VERO che Abbado, milanese, da alcuni anni ha casa a Bologna. E’ vero che qui ha sede la sua amata e preziosa Orchestra Mozart. E’ vero che le Sette Chiese sono diventate subito uno dei suoi luoghi del cuore in questa città. Ma Abbado è pur sempre uno dei Giganti della musica classica di tutti i tempi, a cui sono dedicate pagine e pagine di enciclopedia. Uno che con la sua bacchetta magica ha diretto le più prestigiose orchestre nei migliori teatri del mondo. A chi frequenta altri generi musicali, diciamo che Abbado sta alla musica classica un po’ come i Beatles e i Rolling Stones stanno al rock. Eppure…Sono bastate una telefonata all’ufficio stampa dell’Orchesta Mozart e l’invio per mail di alcune pagine del Carlino che spiegavano il significato dell’operazione per Santo Stefano.

LA RISPOSTA di Abbado – in quei giorni impegnato a dirigere chissà dove – è arrivata nel giro di 24 ore. A noi – ora possiamo dirlo – sarebbe forse bastata qualche dichiarazione a sostegno della nostra iniziativa, per impreziosire un già nutrito elenco di sostenitori. Abbado ha preferito fare parlare la musica. Ha voluto offrire un concerto alla sua città d’adozione, per contribuire a salvare un monumento unico al mondo, legato da oltre un millennio alla storia di Bologna. Abbado ha scelto di donare a Santo Stefano quanto di più prezioso possiede: il suo straordinario talento. Grazie Maestro.