Mercoledì 24 Aprile 2024

'Ndrangheta, i boss: "Le coop rosse ci hanno tradito"

I tentacoli della malavita: si spalanca un nuovo fronte

A destra, Nicolino Grande Aracri, boss di Cutro

A destra, Nicolino Grande Aracri, boss di Cutro

Bologna, 31 gennaio 2015 - Quali rapporti aveva il clan calabrese Grande Aracri con le cooperative rosse in Emilia Romagna? Anche a questa domanda vogliono dare una risposta i magistrati della Dda di Bologna, titolari della maxi inchiesta Aemilia che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di oltre 160 persone affiliate o fiancheggiatrici della ’ndrangheta. La più importante indagine sulla criminalità organizzata mai fatta in regione cercherà di capire se ci fossero legami fra le ’ndrine e le coop.

È lo stesso procuratore capo Roberto Alfonso a spiegarlo: «Gli uomini del clan cutrese erano convinti che, dopo anni di collaborazione, ci fosse a Reggio Emilia un’operazione da parte delle cooperative per espungerli dai settori economici loro tradizionalmente affidati, cioè edilizia e movimento terra. Per questo ingaggiarono una battaglia politica e mediatica, utilizzando il consigliere comunale di Forza Italia Giuseppe Pagliani. Non sappiamo se i rapporti fossero veri o fossero invece solo una millanteria dei malavitosi, ma ovviamente faremo accertamenti anche su questo aspetto. Per ora di questi rapporti non sono emerse evidenze indiziarie».

Siamo nel marzo 2012 e Pagliani (oggi non più consigliere e arrestato per concorso esterno all’associazione a delinquere di stampo mafioso) incontra a cena a Reggio Emilia alcuni esponenti del clan che gli espongono il problema. Ci sono state nei loro confronti misure di prevenzione del prefetto e si è scatenata la campagna antimafia della presidente della Provincia Sonia Masini del Pd, la rivale politica di Pagliani. Il quale, dopo la cena, parla (intercettato) al telefono con la fidanzata. Il dialogo è riportato nell’ordinanza del gip Alberto Ziroldi: «(I calabresi) mi hanno raccontato – dice Pagliani – testimonianze pazzesche... sulle tangenti che le coop si facevano dare da loro per raccogliere dei lavori... guarda che le cooperative rosse sono una mafia schifosa... ho saputo più cose stasera che in 10 anni di racconti sull’edilizia reggiana. Perché questi sono la memoria degli ultimi 30 anni di edilizia a Reggio. Hanno costruito tutto loro. Tutto eh... Dove non eravamo manovali eravamo piccoli imprenditori... dove non eravamo appaltanti delle cooperative eravamo subappaltanti...». Insomma i boss si lamentano perché secondo loro le coop, dopo anni di collaborazione, li vogliono far fuori per accaparrarsi tutti i lavori in tempi di crisi. E con loro la sinistra. Che quindi va colpita a livello mediatico attraverso Pagliani.

E' sempre lui a riportare alla fidanzata il loro sfogo: «Fino a ieri gli portavamo lavoro, eravamo la ricchezza di Reggio... oggi ci hanno buttati a terra, via come fossimo preservativi usati». Millanterie? Falsità? O qualcosa di vero? I pm andranno a ritroso nel tempo per capirlo. C’è un altro passaggio dell’ordinanza sulle coop. Stavolta siamo a Modena e il clan crea un solido legame con l’azienda edile Bianchini costruzioni (i cui titolari sono stati arrestati) per infiltrarsi negli appalti post sisma.

Scrive il gip: «La Bianchini appare infatti il soggetto ideale (per saldare quel rapporto, ndr) sia per il profondo radicamento col territorio, sia per il solido legame con le cooperative, sia per le eccellenti relazioni con le amministrazioni locali». Proprio sulla Bianchini ieri è stato sentito per ore dagli inquirenti il viceprefetto di Modena Mario Ventura (come persona informata sui fatti) per capire come mai l’azienda, esclusa dalla white list, riuscisse a ottenere appalti post sisma. Sempre ieri, carabinieri e finanza hanno eseguito un blitz all’aeroporto Marconi di Bologna per sequestrare le carte di un appalto da 1,8 milioni affidato alla ditta Elledue dei fratelli Longo, che per i pm era legata a uno dei capi del clan, Giuseppe Giglio.