Cesena, 21 marzo 2014 - L’AGGRESSIONE sanguinaria che martedì sera si è abbattuta contro l’autista Gabriele Valbruccioli, ‘reo’ di non avere aspettato un ragazzo alla fermata, è al vaglio degli agenti del commissariato. I fotogrammi delle riprese video sono chiari. I fendenti del 17enne che si abbattono contro la portiere. Poi contro il conducente. Ma gli inquirenti vogliono valutare il comportamento di terzi. Un ragazzo che diventa una bomba a orologeria. Una mamma che lo accompagna a caccia dell’autista. È qui che la polizia vuole andare a fondo. È una vendetta violenta che al ragazzo costa la denuncia per lesioni gravi, danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e rapina. All’autista 20 giorni di prognosi. Ma è l’intera storia del ragazzo — divenuto padre pochi mesi fa — ad essere sotto esame.

I LIVIDI, violacei, scendono dalle palpebre di Gabriele Valbruccioli mentre sua madre, preoccupata, gli accarezza un braccio. «Io vado fino in fondo — si sfoga l’autista pestato a sangue —. Quello che è successo ha dell’inaudito. Sono sgomento, depresso, ferito nel profondo».

Valbruccioli, quel ragazzo come ha fatto a sfondare la portiera a pugni?
«I vetri sono doppi ma non temperati. Ha 17 anni ma ne dimostra di più, come corporatura e come forza».

Non si aspettava sfondasse la porta e poi si accanisse su di lei?
«Dopo il primo pugno ho cercato di chiamare subito la polizia».

Perché non ha reagito?
«Ho cercato, prima, di calmare la situazione a parole. Nel frattempo cercavo di chiamare le forze dell’ordine».

Quanti pugni ha ricevuto?
«Credo quattro. Mi menava dall’alto, mentre io ero seduto. Pensavo non volesse fermarsi più».

L’autobus era vuoto?
«Sì. Al capolinea non avevo nessuno. Fortunatamente la fermata coincide con il parcheggio vicino al casello dell’autostrada e c’erano alcuni automobilisti».

Le hanno dato una mano?
«Hanno visto tutto. Siccome il ragazzo mi aveva rubato il cellulare sono riuscito a chiamare la polizia grazie a loro».

Senta, ma la madre di questo ragazzo, la donna che lo ha accompagnato verso la folle caccia, che ruolo ha avuto?
«Non ha mosso un dito. Ho avuto l’impressione, per un attimo, fosse addirittura fiera di ciò che mi stava facendo il figlio».

Pestoni sotto gli occhi, naso rotto ed escoriazioni varie...
«Al pronto soccorso volevano trattenermi in osservazione ma ho preferito rientrare a casa. Vivo con mia mamma, non volevo si preoccupasse troppo».

La devono operare?
«Ieri (mercoledì, ndr) dal naso non riuscivo a respirare. I medici hanno provato a raddrizzarmelo ma senza esito. Ora devo subire un piccolo intervento».

Al ragazzo è stata rifilata una bella sfilza di denunce. Chiederà un risarcimento danni?
«Sì, e con decisione. Non è possibile che una persona debba subire un simile pestaggio mentre lavora. È follia, pura».

Perché, alla fine dell’aggressione, le ha rubato pure il cellulare?
«Non voleva chiamassi la polizia, credo. Mi aveva già picchiato, io avevo il cellulare in mano e siamo scesi dal bus con lui che ancora cercava di strapparmelo dalle mani».

E la mamma, niente?
«No, nessuna reazione».

Il tutto per una corsa persa?
«Solo perché ero già partito quando lui è arrivato».

Mattia Sansavini