Cartoceto (Pesaro), 9 aprile 2014 - Chiesa di Sant’Apollinare gremita (foto) per i funerali di Stefano Silvestri, l’operaio di neanche 48 anni (era nato il 5 maggio ’66) morto domenica sera a seguito della violenta aggressione subìta venerdì dalla moglie, la 46enne Paola Battistelli, ex infermiera affetta da tempo da un serio disturbo mentale. Parenti, amici, colleghi di lavoro della ditta «Colorificio Adriatico» e compaesani si sono stretti attorno alla sorella di Stefano, Sonia, alla mamma Elzira e alla figliola 17enne Sofia, seguendo la celebrazione del parroco Sergio Carettoni.

«Questo è il tempo della preghiera, lasciamo perdere i commenti e i giudizi» è stato il monito del sacerdote all’inizio della liturgia. «E’ solo il Signore che legge nei cuori e nelle intenzioni – ha proseguito -, la carità dei cristiani è la carità della comprensione, della vicinanza a chi soffre. Diamo il saluto nella fede al nostro fratello e preghiamo perché il Redentore lo accolga nel suo perdono e nella pace. La fede è un dono di Dio e va chiesta al Padre, anche di fronte a queste situazioni incredibili».

E la vicenda della famiglia Silvestri ha davvero dell’incredibile, con quegli scontri furiosi che si ripetevano da tempo e di cui tutti erano a conoscenza. «Forse questa tragedia si poteva evitare» ha ripetuto più volte una signora mentre attendeva l’arrivo del feretro sul sagrato, «penso a quanto ha già sofferto la loro figliola e a quanto dovrà soffrire da qui in avanti – ha aggiunto - con una mamma malata e senza più il padre; andavano seguiti e aiutati maggiormente, da tutti, e adesso probabilmente non saremmo a questo funerale». Forse, chissà, è proprio così e questo dubbio è lo stesso dubbio di tante altre persone di Lucrezia, attonite per quanto è accaduto.

s. fr.