Ferrara, 9 giugno 2012 - Gli abitanti di Reno Centese tornano nelle loro case e riaprono i negozi, dentro la ‘zona rossa’. L’esasperazione ha raggiunto livelli insopportabili, quel campanile che dovrebbe essere abbattuto, o messo in sicurezza, non ha ancora subito alcuna operazione. E, ieri, gli sfollati hanno preso coraggio, hanno scavalcato le recinzioni dell’area ‘proibita’ e sono entrati nel centro che, improvvisamente, ha ripreso vita. Le saracinesche del forno, del bar, del negozio di abbigliamento si sono sollevate. Le tapparelle, le porte si sono aperte. E’ ritornata la ‘normalità’, con quel colosso di mattoni e cemento, fortemente lesionato che rappresenta ancora una minaccia.


«Dopo venti giorni di attesa — dice Barbara —, di promesse non mantenute e di progetti presentati dalla Sovrintendenza che ancora non hanno avuto seguito, ci siamo stancati. Siamo rientrati nelle nostre case, nei nostri negozi, perché ora siamo veramente stanchi. Non ne possiamo più». E qualcuno, la scorsa notte, ha pensato di dormire in casa, di cominciare a sistemare le proprie cose ancora a terra dal terremoto di domenica 20 maggio. Perché le case sono agibili.

La minaccia è solamente rappresentata dal campanile che la Sovrintendenza per i beni culturali non vuole abbattere, ma solamente puntellare e mettere in sicurezza. «Per colpa di un campanile vecchio di 120 anni, senza alcun valore storico — attacca Giulio, del negozio di abbigliamento — non possiamo riprendere la nostra vita. Siamo stati anche fin troppo tempo suoi prigionieri. Visto che ci dicono che non c’è alcun pericolo, allora non vedo perché non possiamo tornare in casa. Così l’abbiamo fatto».

Nel frattempo è arrivata una squadra di tecnici della Protezione civile, senza battere ciglio: uno di loro si è seduto ai piedi del campanile, incurante del pericolo. Poi è scattato un piccolo sopralluogo senza che la gente venisse allontanata.


«Lo stato ci dovrebbe aiutare — prosegue Giulio —, non nascondiamoci dietro queste cose che, sebbene importanti, non hanno lo stesso valore al momento di una casa o di un’azienda da riparare. Le risorse devono essere spese lì». I tecnici della Protezione civile sono stati invitati, poi, a visionare la centralina del gas a fianco della chiesa: in caso di caduta del campanile si teme possa essere travolta, provocando danni incalcolabili. E hanno chiesto che venisse spostata. Un’altra protesta, un grido d’aiuto che fa seguito al flash mob andato in scena sulle strisce pedonali in via Correggio.


Gli abitanti di Reno non vogliono essere dimenticati, lasciati da parte e lo stanno facendo capire a gran voce, rischiando sulla loro pelle, all’ombra di quel campanile. E pensare che solo una firma potrebbe far scattare l’inizio dei lavori e liberare la frazione da questo che sta diventando un vero e insopportabile cilicio e sta costringendo una decina di famiglie e i pochi commercianti a rifugiarsi al centro di accoglienza allo stadio ‘Banzi’, ormai da troppo, troppo tempo».
 

Valerio Franzoni

 

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