Imola (Bologna), 16 aprile 2014 - A bordo pista ne ha viste davvero tante. Ma ogni volta che una giovane vita come quella di Emanuele Cassani (foto) si spezza "inseguendo il sogno", "solo le lacrime possono lavare il dolore. Sono l’unica consolazione". Anche perché, considera il ‘dottor Costa’, "la sicurezza assoluta sul circuito è impossibile da raggiungere". E, per il padre della Clinica Mobile, questi giovani piloti sono tutti un po’ dei figli.

Claudio Costa, ora in pensione (anche se ancora attivo dopo il passaggio del testimone a Michele Zasa), non conosceva direttamente Emanuele, scomparso domenica scorsa sulla pista di Misano Adriatico, ma "sicuramente l’ho visto alle feste con i motoclub che si fanno tutti gli anni". Ma non cambia molto.
"Quello che è successo lascia solo pianto e sofferenza. Ho sempre pensato, anche quando è morto Marco Simoncelli o Doriano Romboni, che comunque era la vittoria del sogno, del giovane contro la morte. Ma qui sento solo una grande tristezza e compassione".

Qualcosa è cambiato?
"Non trovo la consolazione nel fatto che Cassani stesse sorridendo, non mi rinfranca il pensiero del sogno. Sento che le parole fanno fatica a dare consolazione. Solo le lacrime sono un’emozione che permette di lavare questo dolore. Mi sento di dire a questo ragazzo: riprendi la tua corsa".

Ogni volta che capitano queste tragedie si torna a parlare della sicurezza sui circuiti.
"Lo so. Viene voglia di gridare contro le corse, contro uno sport che, in questo è diverso dalle auto, non permetterà mai la sicurezza assoluta. Anche se si disegna il circuito nel deserto. Ma dopo questa ribellione nei confronti del motociclismo resta solo un doppio dolore, una doppia sensazione di pietà: per il ragazzo e per noi stessi. Ci ricordiamo di essere effimeri".

Il suo pensiero è cambiato alla fine della carriera?
"Penso che la morte non è una nemica".

E che cos’è?
"È un’avversaria vestita di nero che tutta l’umanità affronta come su una scacchiera. C’è chi ha il coraggio di giocare, di rischiare, come questi ragazzi, mentre tanta gente muore di noia per una vita intera. Questi ragazzi sono come la ginestra alle pendici del vulcano. Profumano l’aria, ma la lava è sempre in agguato. Ma vale anche per tutte quelle persone che affrontano difficoltà quotidiane. O come per gli Alex Zanardi: la morte si è portata via solo la metà di lui, che oggi dice di essere più felice di prima. Ecco questa è la vittoria dell’umanità sulla morte".

Letizia Gamberini