Giovedì 16 Maggio 2024

’Ndrangheta, un arresto e un sequestro

Bastiglia, blitz dei carabinieri: accuse pesanti

L’operazione conclusa dai carabinieri

L’operazione conclusa dai carabinieri

Bastiglia (Modena), 11 dicembre 2014 - Il blitz dei carabinieri è scattato ieri all’alba, intorno alle 4 a Bastiglia. In quel momento anche la nostra provincia è rientrata tra quelle coinvolte nella maxi operazione contro la ’ndrangheta, concentrata prevalentemente in Umbria, che ha portato a 54 arresti e sette obblighi di dimora, oltre a sequestri preventivi per 30milioni di euro. Con le manette ai polsi per ricettazione, nel caso modenese, è stato Mario Ferrazzo, 59enne originario di Mesoraca (Crotone) e residente in Toscana, ma con interessi economici proprio nella Bassa modenese. Sempre a Bastiglia è infatti sottoposto a sequestro preventivo un negozio di vendita al dettaglio di mobili per la casa che si trova sulla Canaletto, riconducibile proprio a Ferrazzo e ad altri suoi parenti (conivolti a loro volta nelle indagini dei carabinieri del Ros).

Le accuse dell’inchiesta parlano di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, usura, incendi e danneggiamenti, bancarotta fraudolenta, truffe, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dalle modalità mafiose, associazione finalizzata al narcotraffico e sfruttamento della prostituzione.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata manovra investigativa, condotta dal Ros, in direzione di un’organizzazione ‘ndranghetista, collegata alla cosca Farao - Marincola della locale di Ciro’, capeggiata dal pregiudicato Paletta Natalino, attiva nel capoluogo umbro dal 2008. Le indagini hanno documentato come il sodalizio, avvalendosi delle condizioni di intimidazione ed assoggettamento tipiche delle associazioni di tipo mafioso, si fosse radicato nella provincia perugina, consolidando progressivamente la propria influenza sul territorio ed infiltrando il tessuto economico, anche mediante una diffusa attività estorsiva ed usuraria nei confronti di imprenditori locali. In particolare è stato accertato come alcuni di essi siano stati costretti anche ad emettere false fatture per dissimulare gli illeciti pagamenti, nonché a cedere le proprie imprese agli indagati o a loro prestanome. In altri casi, pur rimanendo formalmente intestatari, le vittime venivano sostituite nella gestione da esponenti del gruppo criminale che, dopo aver privato l’azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. L’associazione era dedita alla commissione di truffe in danno di fornitori di materiali edili, che venivano rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano nella costruzioni di edifici e fabbricati, in Umbria, Toscana e Calabria. Tali materiali venivano anche utilizzati nella costruzione di immobili da parte di imprese controllate dal sodalizio. Un’altra componente del sodalizio, facente capo all’affiliato Francesco Pellegrino, era dedita alla commissione di numerosi furti di materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, in seguito rivendute sul mercato legale o cedute a ditte calabresi di riferimento. È stato inoltre documentato l’attivo coinvolgimento della cosca in traffici di cocaina, reperita direttamente in Calabria o mediante un gruppo criminale collegato, composto da soggetti albanesi, utilizzati per la distribuzione dello stupefacente sul territorio ed in alcuni casi per danneggiamenti ed atti intimidatori connessi alle attività estorsive es usurarie. I considerevoli proventi illeciti sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell’intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome, allo scopo di dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca.