Bologna, 30 agosto 2013 – Non è stata sciolta la riserva sulla candidatura, ma la sfida per la segreteria è stata lanciata. E' un Matteo Renzi in grande spolvero quello che dopo la pausa estiva si riprende i riflettori dal palco delle feste del Pd in Emilia-Romagna.

Una scelta non casuale, quella della regione 'rossa' per antonomasia, che nel 2012 si era schierata con Pier Luigi Bersani alle primarie democrat, e che ora sembra definitivamente conquistata dal sindaco di Firenze. I pienoni registrati oggi, prima a Forlì (leggi) e poi a Reggio Emilia (leggi) – circa 5mila persone in entrambi i casi –, la dicono lunga sul consenso guadagnato negli ultimi mesi.

Tempo in cui il 'rottamatore', dopo aver metabolizzato la sconfitta subita nella corsa alla premiership, ha ricominciato a far sentire la sua voce, quasi mai gradita all'establishment del partito. D'altra parte, Renzi non ha lesinato critiche neppure oggi. Di Letta ha detto che “ci sta prendendo gusto nel ruolo di presidente del Consiglio, è comprensibile, ma deve fare le riforme”. E poi: “Dopo aver mantenuto le promesse elettorali del Pdl (l'abolizione dell'Imu, ndr), vogliamo cominciare ad introdurre qualcosa di nostro come ad esempio lo 'ius soli'?”.

Insomma, le idee sono chiare: tagliare la burocrazia, abbassare le tasse, puntare sulla scuola. Tante belle parole che solo da Palazzo Chigi possono essere tradotte in fatti. Matteo lo sa, e sa pure che alle prossime politiche, data l'instabilità della maggioranza, non manca poi molto. Ma per diventare premier deve prima far tappa al Nazareno, sede nazionale del Partito Democratico.

E' questo il suo cruccio maggiore: vuole correre per la segreteria, però non si fida dei vertici. Sulla data del congresso c'è ancora incertezza; sarà l'assemblea del 21 settembre a dire la parola fine. Perciò Renzi aspetterà fino a quel giorno prima di ufficializzare la sua nuova discesa in campo.  E un po' gli pesa non sapere 'di che morte morire'. Lo ha detto senza mezzi termini a FestaReggio: “Con quale autorevolezza morale chiediamo al centrodestra di rispettare le regole e le sentenze, se siamo i primi a non attenerci allo statuto, che impone di indire il congresso entro il 7 novembre?”.

Anche per questo vuole cambiarlo, il Pd: primarie aperte e senza registri, partito leggero ma radicato. “E se divento segretario, rottamiamo le correnti”, ha promesso ai militanti emiliani. Si vedrà. Di certo la corsa è cominciata.

Antonio Del Prete