
Centri diurni per persone con disabilità intellettive di Ancona, uno spiraglio in fondo ad un tunnel infinito sembra finalmente palesarsi, ma per la data di riapertura resta ancora un grande ed inqualificabile punto di domanda. Dopo settimane di immobilismo, soltanto mercoledì la commissione tecnica Uoses (Unità operative sociali e sanitarie), creata dalla Regione per stilare le linee guida verso la riapertura delle strutture in tutta la regione Marche, ha mandato un segno di vita, spedendo alle strutture coinvolte le richieste di integrazione ai loro programmi. Parliamo di piani, con tutte le misure adottate, inviati da settimane, dai tre centri diurni comunali gestiti da altrettante associazioni: "Non si tratta di integrazioni complesse e impossibili da applicare rispetto ai nostri programmi – afferma Giorgia Sordoni del centro Papa Giovanni – Ci vorrà pochissimo per sistemare i progetti, per noi e credo anche per i colleghi degli altri diurni. Purtroppo sono trascorse settimane e le pratiche sono rimaste ferme negli uffici. Le lettere sono pronte, i centri pure, speriamo di ripartire presto, ma prima ci sono da svolgere tutti gli screening, ossia i tamponi su ospiti e personale. Colgo l’occasione per ringraziare le politiche sociali del Comune, a partire dall’assessore Capogrossi che si sono fatte in quattro per velocizzare gli iter".
In effetti il Comune di Ancona, nello specifico l’assessorato alle politiche sociali, da cui questi tre centri (per un totale di 71 utenti), si è fatto in quattro per bussare alle porte della commissione e soprattutto dell’Asur. L’altro blocco delle pratiche, con conseguente allungamento dei tempi, si è verificato all’Asur. Nello specifico al dipartimento di prevenzione, dove, mancando uno dei responsabili più importanti, andando in ferie forse nel periodo meno indicato, si è creato un tappo per le procedure. A questo dipartimento spetterà la fase dei tamponi che dovranno essere effettuati entro le 72 ore dalla riapertura dei centri. Difficile ottenere risposte, mentre il resto dello scenario ripartiva, dalle attività di ristorazione ai negozi passando per i centri estivi e così via. Fine del lockdown per tutti, meno che per le persone disabili e per le famiglie, ridotte allo stremo delle forze (alcune famiglie hanno dovuto modificare il lavoro per assistere i loro cari), oltre che per il personale dei centri specializzati (Papa Giovanni, il Sole e Arti e Mestieri). Una situazione assurda che ancora non si risolve, nonostante i passi avanti. Il disagio riguarda i centri diurni di Ancona, nel resto dell’Area Vasta 2 (la provincia) le cose, a parte alcune eccezioni, non sono diverse, leggermene meglio invece nel resto delle Marche.
Pierfrancesco Curzi