"Così non ci resta che la demolizione"

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Con un orizzonte mai così nero, per molti armatori della marineria dorica rispunta l’interesse per accedere ai ricchi incentivi della demolizione dei pescherecci. L’ultima finestra aperta dal Ministero in tal senso risale ad alcuni anni fa, la prossima potrebbe arrivare entro il 2024: "Se va avanti così non c’è altra scelta – ammette sconsolato Gianluca Caselli, altro armatore anconetano, da 32 anni in mare – ma non è detto che sia tutto automatico. Sono poche le barche di una singola marinerie ammesse a tale procedimento. Se il settore non torna a respirare tra pochi anni tutti cederanno alla demolizione, quanto meno per salvare il salvabile. Alternative non ci sono, a partire dalla vendita dell’impresa. Mi dica lei chi sia così folle da acquistare un’attività che è in perdita. Una cosa è certa, se le cose non cambiano quando il governo riaprirà la possibilità di demolire io ci proverò".

Caselli non sa darsi pace, in particolare sulla questione del costo del carburante: "In pochi mesi il prezzo del gasolio al litro è schizzato da 50 centesimi a 1 euro e 10 – denuncia l’armatore – Questo succedeva alla fine dell’anno scorso non tre anni fa. Lei pensi che durante la fase più dura della pandemia il costo al litro era sceso addirittura a 38 centesimi al litro, mantenendosi comunque al massimo tra i 40 e i 50 centesimi. Adesso è tutto improponibile, potremmo reggere solo se torna a scendere fino a 70-80 centesimi, altrimenti siamo fuori mercato. Parliamo soltanto di carburante, facendo due calcoli una barca come la mia consuma 3mila euro al giorno, ciò significa 9mila euro per tre giorni e 27mila euro in un mese. A fronte di ciò il pesce è sempre quello, i prezzi pure. Ci devo mettere le altre spese, i marinai, le assicurazioni, i contributi, capisce che non se ne viene più fuori. Nel 2015 ho dovuto cambiare il motore del peschereccio e sono partiti 50mila euro".