Gianluca Grignani, a modo suo, è uno sperimentatore: nei dieci album pubblicati dal 1995 al 2014, il cantatuore ha attraversato i generi musicali, dal pop melodico al rock più acido fino a duettare con il rapper Emis Killa, con una costante vena blues a pulsare nelle sue ballate d’amore e di vita. Grignani sarà in concerto al Mamamia di Senigallia, sabato 30 marzo, ore 21.30, per il tour "Residui di Rock’n’roll!!". L’ultima apparizione sulle scene nazionalpopolari risale allo scorso anno: a Sanremo Grignani ha portato "Quando ti manca il fiato", canzone scritta con Enrico Melozzi e dedicata al padre. Se, in "End of the night" dei Doors, Jim Morrison cantava "Father? / Yes, son? / I want to kill you" (Padre? / Sì, figlio? / Io voglio ucciderti), Grignani sceglie di non uccidere il padre; ce lo mostra, bensì, in punto di morte, preoccupato di sapere, dopo vent’anni di silenzio, se il figlio andrà al suo funerale.
Gianluca Grignani, amore e morte: il binomio prediletto dai poeti romantici e tardo romantici...
"Io non mi sento un romantico – ci confessa il cantautore, raggiunto al telefono – Io sono un esistenzialista. "Wild horses couldn’t drag me away": i cavalli selvaggi non potranno mai trascinarmi via, cantano i Rolling Stones. Non sono capace di essere melenso, mi prendo solo la responsabilità di dire ciò che la maggior parte di noi non dice. Scrivo di me, parlando di altri e scrivo di altri, parlando di me". Eppure, come Robert Louis Stenvenson ama i doppi: le piace definirsi Joker, perché?
"Mio nonno, originario di Riccione, sangue caldo, era un falegname: mi aveva costruito un arlecchino di legno, che a me piaceva così tanto da volerne mettere una foto sulla copertina di un mio disco. In Joker c’è il mio istinto, il mio alter ego: se non sei nato principe, non diventerai re. Io vengo dal popolo, mi diverto e a volte il Joker mi mette nei guai. Dalla mi chiamava ’il Grigno’, una fusione tra il mio cognome e il mio ghigno. Non sono bipolare, io sono un quadrilatero".
Da "La fabbrica di plastica", dal suo secondo album in poi, ha disorientato spesso pubblico e critica: si possono coniugare successo e sperimentazione?
"No. Io cerco una storia nuova, non ho modelli, non ho esempi. I ragazzi della nuova generazione, Irama, Lazza, riconoscono il mio ruolo di pioniere: gliene sono grato. Irama, con cui ho duettato nel 2022, è una forza della natura: siamo molto amici, vorrei amplificarlo. Ho molto idee, dopo sette anni di fermo ho prodotto tre dischi di inediti, il cui sottotitolo, che ho già annunciato quell’anno a Sanremo, è ’Verde smeraldo’".
Quale arte l’appassiona oltre alla musica?
"Amo dipingere, in modo psichedelico, anche se non so disegnare, ma soprattutto mi piace leggere. Il mio amore più grande è ’America’ di Kafka. Il giorno più bello della scorsa estate è stato quando ascoltavo ’Lettera al padre’ di Kafka, in audiolibro, mentre lo leggevo sul telefonino e nel frattempo scrivevo testi di nuovi brani. Tra gli italiani, Nicolò Ammaniti mi ricorda Calvino: un artista puro".