"I neolaureati devono lavorare in ospedale"

Stefano Piermarioli, in attesa di specializzazione, è impiegato in pronto soccorso a Jesi: "Siamo in pochi, è un lavoro stressante"

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"Ogni medico, una volta laureato, dovrebbe lavorare per un periodo in pronto soccorso: è una palestra fondamentale, una grande esperienza formativa che grazie all’affiancamento ad un medico esperto ti rende anche responsabile dei pazienti". A parlare è Stefano Piermarioli che da marzo, in attesa di entrare in specializzazione, lavora al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani dove tratta i codici meno gravi per i quali però ha potere di firma. Non si limita solo ad affiancare i medici più esperti come avviene con gli specializzandi. Il suo contratto, attivato con gli strumenti che sono stati predisposti per la pandemia, è in scadenza a fine anno ma lui spera di restare. "Qui si impara molto di più di quello che, pur costituendo una base fondamentale, si apprende sui libri. Il pronto soccorso ultimamente non attrae molti medici, è sicuramente un percorso difficile, quasi una missione, ma io consiglio davvero a tutti di sfruttare questa possibilità che io ho conosciuto grazie ad un amico che lavorava proprio qui. Mentre preparavo la tesi ho iniziato a fare le guardie mediche e poi guardato con curiosità ed interesse al reparto di emergenza urgenza. Certo – aggiunge il 28enne neolaureato in medicina e chirurgia all’università Politecnica delle Marche - è difficile, è un lavoro stressante e che si svolge a ritmi particolarmente sostenuti, anche per il fatto che siamo in pochi. Ma ne vale davvero la pena, anche per capire le proprie attitudini. Io grazie all’affiancamento e ai suggerimenti del primario Mario Caroli e gli altri medici del pronto soccorso ho appreso come approcciare al paziente. Qui avviene una vera presa in carico: dalla visita, all’analisi della patologia, alla richiesta di accertamenti e analisi, all’individuazione della terapia fino alla decisione se dimettere o meno un paziente. Una valutazione complessiva e una responsabilizzazione che si avverte e che è fortemente formativa (il contratto da neolaureato Covid assegna potere di firma a differenza del tirocinio dello specializzando che pure è più avanti nel percorso formativo, ndr)". Stefano Piermarioli nei prossimi mesi tenterà di nuovo di entrare in specializzazione ma spera di poter restare ancora nel reparto di emergenza urgenza: "La mia aspirazione è di diventare oculista o dermatologo – spiega ancora il neolaureato anconetano – ma sicuramente porterò questa esperienza come un grande bagaglio per la mia vita professionale e non solo".

Sara Ferreri