Tornano alla mente i giorni tristi. Ma ora l’Ascoli vuole ripartire

Nel 2013 libri contabili in tribunale, poi il fallimento. Tutta la città si mobilitò fino all’asta con Bellini

Tornano alla mente i giorni tristi. Ma ora l’Ascoli vuole ripartire

Tornano alla mente i giorni tristi. Ma ora l’Ascoli vuole ripartire

Tifoseria bianconera in fibrillazione in questi giorni delicatissimi dopo la retrocessione in Serie C. Le tante incertezze sul futuro riportano alla memoria quei tristi giorni di dicembre 2013 quando l’amministratore delegato Costantino Nicoletti portò i libri contabili della società e la chiave della sede alla Cancelleria del Tribunale decretando il fallimento dell’Ascoli Calcio e il triste epilogo della vicenda. La speranza nei prossimi giorni, è naturalmente che si trovi presto una soluzione almeno per quanto riguarda l’iscrizione al campionato di Lega Pro, che va fatta entro martedì 4 giugno. Ma il tempo davvero stringe. Quel 13 dicembre 2013 finì l’agonia del club ma non certo la sua storia. Nella sventura, infatti, l’Ascoli fu stato molto fortunato: con il fallimento ‘in corsa’ e la mancanza di retrocessioni del torneo di Prima Divisione ebbe l’opportunità unica di mantenere la categoria e puntare al ritorno in B nel giro di pochi mesi. Un lavoro fatto anche lì in tutta fretta per cercare di arrivare già al 6 febbraio con l’aggiudicazione all’asta della società rilevata poi dall’imprenditore italo-canadese Francesco Bellini. Furono giorni difficili con lo stesso Giudice Raffaele Agostini che in una breve conferenza stampa a margine dell’udienza ammise: "Sono tifoso dell’Ascoli da sempre e non è stato facile prendere una decisione del genere. Purtroppo però era un provvedimento inevitabile perché l’insolvenza era palese e il fallimento non poteva essere procrastinato". Agostini riuscì subito a provvedere alla nomina dei tre curatori fallimentari che presero in mano la gestione della società: gli avvocati ascolani Walter Gibellieri ed Emidio Verdecchia e il commercialista sambenedettese Franco Zazzetta.

"Sono professionisti competenti — aveva detto il giudice — oltre che conoscitori della materia calcio. Gibellieri e Verdecchia sono infatti ex calciatori dell’Ascoli e Zazzetta è un esperto di fallimenti sportivi e ha già curato con assoluta perizia il secondo crack della Samb. A scanso di ironie — concluse Agostini alludendo alla storica rivalità calcistica tra l’entroterra piceno e la Riviera — preciso che suo padre ha giocato con la Del Duca Ascoli. A tutti loro ho raccomandato ‘poche parole, molti fatti’".

E tanto fu. Il tribunale riuscì a stabilizzare subito la situazione e l’esercizio provvisorio; i tifosi furono importanti nell’ottica della raccolta di fondi freschi per garantire la gestione della stagione; gli imprenditori interessati all’acquisto del titolo sportivo che poi fu messo all’asta iniziarono a muoversi e anche il Comune ebbe un ruolo chiave nella vicenda con l’allora sindaco Guido Castelli che a titolo personale, assicurò un contributo per la trasferta siccessiva della squadra a Nocera Inferiore. Insomma, si mobilitò tutta la città. E il 6 febbraio 2014 in tempi veramente record il giudice Raffaele Agostini annunciò quello che tutti i tifosi bianconeri sognavano da settimane: l’Ascoli Calcio era ufficialmente nelle mani di Francesco Bellini e della sua nuova società. Il resto è storia recente, con la speranza di avere un epilogo altrettanto festoso.

Valerio Rosa

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