Addio a don Nicolini. Il tributo di Zuppi:: "La chiesa e la città devono ringraziarlo"

L’arcivescovo: "Non ha mai smesso di ricordarci lo scandalo della povertà". Anche Prodi al funerale: "Lascia un’eredità difficile da portare avanti".

di Massimo Selleri

Bologna ha salutato don Giovanni Nicolini. La cattedrale di San Pietro è stracolma di persone, non necessariamente fedeli, che hanno voluto essere lì per partecipare alla messa esequiale. La si poteva pensare anche in maniera differente da lui, ma non si poteva restare affascinati dalla sua coerenza: quello che diceva, faceva, anzi era.

"Don Giovanni è stato un ricco – ha ricordato il cardinale arcivescovo Matteo Zuppi – che ha lasciato senza amarezze il suo destino nobile per seguire quel Gesù che si è davvero impadronito del suo cuore. Il suo è stato un impegno evangelico nel cambiare le cause dell’ingiustizia, coinvolgendo tutti nell’intelligenza e nella passione per la persona, quella che deve animare la politica nel senso più nobile e alto e che lui vedeva trasfuso nei principi della Carta costituzionale". Fin dal tempo degli studi teologici all’Università Pontificia Gregoriana, don Nicolini decise di vivere in mezzo ai poveri alloggiando alla periferia di Roma, in una delle borgate più disagiate. "Non ha mai smesso di ricordarci lo scandalo della povertà. Per lui i poveri non erano una categoria, ma persone fragili da accoglieva in casa. Non riusciva a non piangere davanti a situazioni di povertà e questo ci aiutava a vincere tiepidezza e indifferenza sapendo che la volontà di Dio è quella di stare dalla parte dei più deboli. Le sofferenze non sono mai casuali, ma spesso sono il frutto dell’ingiustizia e di chi volta le spalle ai più deboli". Questo suo impegno per i poveri ha dato vita alla comunità ’Famiglie della Visitazione’.

"Desidero ringraziarlo per la sua opera – ha concluso Zuppi – e non lo faccio solo a nome della Chiesa di Bologna, ma anche come abitante della città degli uomini perché sapeva accendere nei cuori spenti dalla sofferenza o dell’incertezza il senso della rinascita". Hanno concelebrato con il cardinale Matteo Zuppi il vescovo di Mantova, monsignor Gianmarco Busca, e monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo emerito di Imola.

Presenti il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, quello di Crevalcore, Marco Martelli, il vicepresidente nazionale delle Acli, Stefano Tassinari, Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii.

In cattedrale anche Romano Prodi: "La sua è una eredità troppo grande per i tempi in cui viviamo – ha spiegato l’ex premier – avete visto la chiesa piena, impressionante, proprio perché gli volevano tutti bene. Non si viene in tanti se non c’è affetto. Lascia un’eredità bella, ma il problema è una società che fatica a tenere questi tipi di eredità, perché sono eredità di sacrificio".

"Ed è stato uno dei pochissimi – il ricordo di Lafram – ad aver difeso la famosa preghiera in piazza Maggiore dei musulmani".