Al Rizzoli protesi in 3D. Il sostegno della Fondazione

Chirurghi, ingegneri e radiologi insieme per ausili sempre più personalizzati . Il nuovo laboratorio realizzato grazie alla generosità di venti imprenditori.

Al Rizzoli protesi in 3D. Il sostegno della Fondazione

Al Rizzoli protesi in 3D. Il sostegno della Fondazione

Un laboratorio super tecnologico, all’interno del Rizzoli, per la progettazione e la stampa 3D di protesi e prototipi personalizzati, realizzato grazie al supporto della Fondazione Rizzoli e alla generosità di venti imprenditori, guidati dal socio fondatore Giovanni Domenichini. Il gruppo di benefattori hanno deciso di sostenere interamente il progetto (dal costo di oltre 122.000 euro). A uno di loro, Fabio Gallia, recentemente scomparso, è stato dedicato il laboratorio.

Nel nuovo spazio, che ha sede nell’antico laboratorio fotografico dell’Istituto nato assieme al Rizzoli nel 1896, ingegneri, chirurghi e radiologi lavoreranno fianco a fianco nella progettazione per la stampa in 3D di protesi e dispositivi su misura, per la chirurgia correttiva e ricostruttiva. I benefici per i pazienti sono molti: riduzione dei tempi chirurgici che implica una minore esposizione all’anestesia, una ripresa post operatoria più rapida, una riduzione dei rischi e soprattutto soluzioni create ad hoc per quei casi altamente complessi che altrimenti non troverebbero nelle protesi standard soluzioni adeguate.

A partire dai dati del singolo paziente, ottenuti grazie agli esami diagnostici come Tc e risonanza magnetica, gli ingegneri elaborano il progetto della protesi su misura attraverso sofisticati modelli di calcolo in modo da definirne la forma più appropriata e il perfetto posizionamento anatomico, potendo anche simularne il funzionamento in movimento. Protesi stampate in 3D di bacino, vertebra, caviglia, gomito, ginocchio, sterno, anca sono state negli ultimi dieci anni sperimentate al Rizzoli, spesso in anteprima mondiale, così come le cosiddette guide di taglio, indispensabili ai chirurghi per eseguire gli interventi secondo la pianificazione personalizzata. Una metodologia (quella del bio-modello) che serve anche a comprendere meglio da parte del paziente quale sarà esattamente il tipo di intervento e di protesi che gli verrà applicata

All’inagurazione, che si è tenuta ieri, erano presenti, tra gli altri: Anselmo Campagna, direttore generale del Rizzoli; Federica Guidi, presidente della Fondazione Rizzoli; Giovanni Domenichini, socio fondatore della Fondazione; Milena Fini, direttrice scientifica dello Ior; Alberto Leardini, direttore del Laboratorio di analisi del movimento e Raffaele Donini, assessore regionale alle politiche per la Salute.

Monica Raschi