All’Hospice dove il sorriso è una cura

L'importanza del fattore umano nella cura dei pazienti terminali: un sorriso, una parola gentile possono alleviare il dolore. L'Hospice di Bentivoglio e Isabella Seragnoli, imprenditrice filantropa, sono esempi di questa sensibilità.

Ci sono momenti in cui il fattore umano conta quanto quello medico. Un sorriso, una parola gentile, un comportamento fatto di attenzioni, di leggerezza nell’approccio con persone che soffrono o che sono accanto a coloro che soffrono, esprimono la forza di un gigante. Quando poi un paziente è avviato verso l’ultimo miglio tutto ciò assume un’importanza fondamentale perché serve a rendere più sfumato il dolore. Non è poco, anzi è molto, un piccolo sorriso equivale a un grande abbraccio. E persone come il lettore che riconosce e avverte nel cuore questa atmosfera e soprattutto ringrazia chi contribuisce ad allestirla, sono altrettanto meritevoli. Sapere che esistono luoghi come l’Hospice di Bentivoglio (utilizzato per le cure palliative ai pazienti oncologici) aiuta a pensare che il mondo non è fatto solo della frenesia che spesso inquina le nostre giornate. Un pensiero va anche a medici e operatori sanitari in genere che lavorano in un luogo come l’Hospice. Poi Isabella Seragnoli, una donna speciale non solo perché è fra le imprenditrici più ricche d’Italia, ma anche perché dedica gran parte della sua attività e tante risorse alla filantropia e a quella parte della sanità appena descritta. Lontano dai riflettori la sua generosità è affidata ai fatti e ai gesti concreti. In questa pagina purtroppo manca lo spazio per elencare tutte le attività che lei e la sua famiglia hanno finanziato fin dagli anni Settanta.

mail: beppe.boni@ilcarlino.net