FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Amato, l’amante in aula: "Scoperta l’indagine, era diventato aggressivo. E mi faceva paura"

La quarantenne ascoltata come testimone dietro un paravento "Prometteva sempre che avrebbe lasciato la moglie, però mentiva. Lo minacciai di chiamare i carabinieri, ma non credevo fosse colpevole" .

Giampaolo Amato, indagato per l’omicidio della moglie Isabella Linsalata, trovata senza vita a letto il 31 ottobre 2021, in circostanze molto simili a quelli della madre Giulia Tateo, 87, avvenuta 22 giorni prima nell’appartamento comunicante

Giampaolo Amato, indagato per l’omicidio della moglie Isabella Linsalata, trovata senza vita a letto il 31 ottobre 2021, in circostanze molto simili a quelli della madre Giulia Tateo, 87, avvenuta 22 giorni prima nell’appartamento comunicante

"Tu mi stai facendo paura. Il fatto che tua moglie sia morta e io sono tutto ciò che ti resta non ti farà diventare il mio aguzzino. Inizio a pensare che c’entri davvero tu, o non saresti così fuori di testa. Domani chiamerò i carabinieri e racconterò tutto". Questo l’amante di Giampaolo Amato gli scriveva a maggio 2022.

Da due mesi lui aveva scoperto di essere indagato per l’omicidio della moglie Isabella Linsalata, trovata senza vita a letto il 31 ottobre 2021, in circostanze molto simili a quelli della madre Giulia Tateo, 87, avvenuta 22 giorni prima nell’appartamento comunicante. Entrambe, rivelarono le successive analisi, avevano in circolo Midazolam, una benzodiazepina, e Sevoflurano, anestetico ospedaliero: per la Procura, il mix letale usato da Amato per ucciderle. Ora, per entrambi quei decessi è a processo l’ex medico 64enne.

Ieri, davanti alla Corte d’assise, ha testimoniato la quarantenne che per l’accusa è il movente dei delitti, compiuti dall’oculista – difeso dagli avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna – per l’eredità e per vivere liberamente la relazione extraconiugale iniziata nel 2018. Una relazione che lei definisce "fatta di alti e molti bassi", soprattutto da quando, a febbraio 2019, "la moglie aveva detto ai figli della relazione e mi avevano fatto una telefonata tutti insieme. Non ebbe effetti". Infatti la relazione continuò tra tira e molla fino all’aprile 2023, data dell’arresto di Amato. Per la donna – che, racconta, dopo l’accaduto ha dovuto lasciare Bologna e trasferirsi in un’altra regione – tante cose di questa vicenda sono "assurde".

Lo ripete a più riprese, da dietro il paravento che la protegge dagli sguardi del pubblico e del suo ex. "Assurdo" era per lei che Amato (così lo chiama in aula, non per nome) fosse indagato degli omicidi. "Assurdo" che l’ultima notte di Isabella lui l’avesse accompagnata in casa, al piano superiore rispetto allo studio in cui abitava dopo la separazione, solo per "aiutarla a portare due decoder". "Assurdo" che andasse a cena con la moglie dopo che per 15 giorni se n’era andato con lei. "Assurda", la lettera di diffida che Linsalata, nel 2019, le aveva fatto recapitare da un avvocato dopo che lei era andata sotto casa sua a cercare Giampaolo. "Assurdo" che la cognata sospettasse che lui avvelenasse la moglie con le benzodiazepine.

"Ma lui mi disse che non era il caso di ’fare dei numeri’. Non è vero che chiamavo sempre Isabella, diverse volte mi aveva chiamato lei, o la figlia. Io la contattavo quando Giampaolo non mi rispondeva ed era sfuggente. Io non lo tolleravo, volevo capire cosa stesse succedendo e allora chiamavo la signora. Ma non tutte le volte che spariva: sennò l’avrei chiamata molto di più", chiarisce quasi ironica alla pm Morena Plazzi.

"Lui è un abilissimo bugiardo – prosegue –. Fa sua la verità che decide, poi si convince finché diventava reale, per lui. Mi prometteva con cadenza settimanale che avrebbe lasciato la moglie, poi capitava sempre qualcosa: l’esame della figlia, la moglie al pronto soccorso, la lite col figlio... E non se ne andava mai. Così il rapporto si logorava. Alla fine trascorrevamo tre giorni in pace e settimane di urla". Con un picco negativo a marzo 2022, quando lui scoprì dell’inchiesta: "Io provavo una grande rabbia, per quello che avevamo passato e perché per colpa sua ero finita dai carabinieri a parlare di omicidi. Seppi della morte di Isabella il 1° novembre, da una chat di colleghi. Lo chiamai, in quel periodo non ci sentivamo. Mi disse che l’aveva vista di sfuggita sul pianerottolo del condominio la mattina prima e non si erano quasi salutati, ma non gli era parsa malata. Solo dopo che seppe dell’indagine rivelò che quella notte era stato da lei. Poi, divenne ossessivo. Mi mandava messaggi di insulti, veniva sotto casa mia, mi fece una scenata mentre ero al ristorante coi colleghi. Due volte mi bloccò fisicamente, durante delle liti. Mi preoccupava. Perché? Non era lucido. Ma non credevo fosse stato lui".