CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Bergamasco: "Serve un’Europa del pensiero"

L’attrice stasera in San Petronio per gli incontri ideati da Dionigi: "Questi testi classici sono accomunati da uno sguardo sull’altro"

Bergamasco: "Serve un’Europa del pensiero"

Bergamasco: "Serve un’Europa del pensiero"

Ascoltare il grido del pensiero, diceva Sant’Agostino. Rivolgere lo sguardo contemporaneamente avanti e indietro, scriveva Petrarca. Ivano Dionigi, illustrando le ragioni degli incontri in San Petronio sul Destino dell’Occidente a cura di Arcidiocesi, Basilica e Centro La permanenza del Classico, mette in campo queste due citazioni per una riflessione sul nostro futuro e sull’immenso patrimonio di cultura e conoscenza affidatoci. Il tema è: come può l’Europa ritrovare la sua identità spirituale e politica nel segno dell’unione, della giustizia e della solidarietà? Sul difficile quesito, a cui hanno cercato di dare risposte nelle settimane passate Gianfranco Ravasi e Massimo Cacciari, interviene stasera alle 21 lo stesso Dionigi, latinista di fama internazionale, ex rettore e professore emerito della nostra università. L’eredità di Roma è il tema della sua lectio, a cui è annunciata la presenza dell’arcivescovo Zuppi e che sarà accompagnata dalla lettura di testi classici proposta da Sonia Bergamasco: Tacito, Seneca e Virgilio ma anche il poeta greco Kostantinos Kavafis morto a 70 anni nel 1933. L’eredità di Roma è triplice: linguistica perché ha segnato impero, chiesa e scienza; giuridica perché ha fondato il diritto europeo; politica in quanto modello di inclusione anche grazie all’estensione del diritto di cittadinanza ai popoli conquistati. Bergamasco, che prossimamente vedremo a teatro ne La locandiera di Goldoni e al cinema nel film Il nibbio nei panni della giornalista Giuliana Sgrena salvata in Iraq con la vita dell’agente segreto Nicola Calipari, è stata presenza abituale nelle letture ‘classiche’ di Santa Lucia.

Signora Bergamasco, qual è l’attualità di questi autori?

"Mi piace il confronto vivo nella scelta dei testi e la grande cura rivolta al presente. Leggendo questi brani si incontra qualcosa che ci riguarda da vicino in quel continuo ripetersi di meccanismi ed errori. È illuminante la chiarezza con la quale si parla di inclusione, diversità, flussi migratori, realtà delle donne, libertà individuali. Trasmettere questo patrimonio non è semplice: chi porta parole e storie deve farlo con sguardo critico e non in modo assertivo e rigido".

Cosa lega testi così diversi fra loro?

"Lo sguardo sull’altro, uno sguardo dove ci può essere, al di là dell’ostilità e della paura, curiosità e consapevolezza sul fatto che il diverso può essere elemento arricchente. In queste pagine si affrontano temi legati in fondo alla cronaca di ogni giorno. Dall’antica Roma si passa al primo ‘900. Kavafis, con la sua straordinaria ironia, offre in una sorta di deserto dei tartari una visione disincantata e grottesca di chi teme il prossimo e vuol costruire barriere".

Il tema di questi incontri è il destino dell’Occidente. Che futuro vede per l’Europa?

"Credo serva un’Europa del pensiero che non sia vassallo di altre dinamiche. Bisogna trovare, soprattutto in un periodo violento come questo, un’identità culturale, politica e sociale che non riguardi soltanto lo scambio dei beni. L’Europa è ricca nella diversità della cultura e degli approcci: serve dialogo per andare oltre".