CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Bimba morta per un’occlusione al Sant’Orsola . Favoreggiamento, assolta infermiera: "Mentì per salvarsi"

Il giudice, pur riconoscendo che la donna dichiarò il falso, ha ritenuto non sia punibile perché lo ha fatto per tutelarsi

La piccola, morta al Sant’Orsola a causa di un’occlusione non diagnosticata

La piccola, morta al Sant’Orsola a causa di un’occlusione non diagnosticata

Bologna, 14 novembre 2023 – Ha mentito sì, ma è stata assolta. Si è concluso così il processo di primo grado per un’infermiera del Sant’Orsola accusata di favoreggiamento nel secondo filone del procedimento penale per il caso della bimba di quattro anni morta al policlinico il 21 ottobre 2020 per un’occlusione intestinale.

Assolta (il pm Marco Imperato aveva chiesto sei mesi), seppur con una formula che indica che ha commesso il fatto di cui era accusata, cioè aver mentito, ma non è punibile perché costretta dalla necessità di salvare se stessa. Nel primo filone processuale, tre medici erano stati condannati per omicidio colposo.

Secondo filone è stato invece quello relativo all’inchiesta nei confronti di sette indagati accusati di avere aiutato i colleghi imputati a "eludere le investigazioni", con dichiarazioni non veritiere sullo stato della bimba e minimizzando la preoccupazione della madre. In questo filone rientra l’assoluzione dell’infermiera, pronunciata secondo l’articolo 384 del codice penale, che esclude la punibilità di "chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare se medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore".

È possibile che si faccia riferimento al rischio di essere chiamata in causa per la morte, ma solo con la motivazione, attesa tra 90 giorni, si chiarirà il ragionamento della giudice Valeria Bolici. "Dopo la condanna in primo grado dei medici per omicidio colposo – dichiarano gli avvocati Simone Sabattini e Giovanni Sacchi Morsiani, che assistono la famiglia della piccola – il tribunale ha assolto una delle infermiere dall’accusa di aver reso dichiarazioni false per evitare di essere coinvolta nelle evidenti negligenze che ne hanno causato la morte, sottolineando che in effetti quelle dichiarazioni erano false, ma sul dovere di dire la verità prevale il diritto a non autoaccusarsi".

In aula anche la mamma della piccola, Barbara Speranza: "Ci tenevo che venisse accertato il fatto – dice – che l’infermiera aveva mentito sulla salute di mia figlia, anche perché se fosse stata bene come diceva a quest’ora la sarebbe qui con me. Questa persona ha mentito per salvare se stessa, ciò apre tutto un nuovo profilo di responsabilità".