Bologna 30, ultimo atto. Il ministero fa ricorso: "Illegittimo il limite esteso a tutte le strade"

Roma sposa la tesi dei tassisti e chiede al Tar la revoca delle ordinanze "Invertito il rapporto regola-eccezione, ripristinare il Codice della strada".

Bologna  30, ultimo atto. Il ministero fa ricorso: "Illegittimo il limite esteso a tutte le strade"

Bologna 30, ultimo atto. Il ministero fa ricorso: "Illegittimo il limite esteso a tutte le strade"

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto al Tribunale amministrativo regionale di annullare le quindici ordinanze che regolano, applicando gli atti di indirizzo del Comune, la città a trenta all’ora di Bologna. La formale e sostanziale richiesta di revoca sta all’interno della costituzione in giudizio del Mit stesso, che ha sposato il ricorso al Tar inoltrato da due tassisti e dal consigliere comunale, capogruppo di FdI sotto le Torri, Stefano Cavedagna. Tutti e tre seguiti dall’avvocato del foro bolognese Silvia Marzot. Oggi, in particolare, si terrà al Tar una camera di consiglio, dove una volta discusse le questioni preliminari di rito eccepite dal Comune, i ricorrenti chiederanno che venga fissata una udienza di merito a breve perché il tema è rilevante: la materia della circolazione stradale coinvolge diversi diritti, secondo chi ricorre tutti costituzionalmente garantiti, ovvero il diritto alla sicurezza personale, il diritto alla salute, gli aspetti ambientali e il diritto alla mobilità. Nel ricorso, come detto, si è costituito anche il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a sostegno della tesi dei ricorrenti, che puntano alla revoca dei 30 all’ora così come predisposti su quasi la totalità (il 70%, attualmente) del territorio bolognese. In opposizione al ricorso invece si sono costituite la Fondazione Michele Scarponi e il Fondo di garanzia per le vittime della strada. La battaglia al Tar arriva dopo tre mesi dal varo della Città 30, e soprattutto dopo che lo stesso Mit ha reiterato l’ultimatum a Palazzo d’Accursio per la sospensione del provvedimento generalizzato su tutto il territorio comunale, in assenza delle invocate istruttorie strada per strada. L’ultimo avvertimento è scaduto il 31 marzo, e visto che l’interlocuzione diretta tra ministero e Comune è al palo – l’unico filtro, che non sortisce effetti, è quello dell’Anci – ora la richiesta di revoca è arrivata al Tar. Sempre considerando che il ministero può comunque disapplicare le ordinanze, rifacendosi all’articolo 142 del Codice della strada. L’udienza di merito, a meno di colpi di scena, dovrebbe essere fissata tra qualche mese.

Il ricorso richiama chiaramente l’ultima direttiva del Mit, datata primo febbraio 2024. E anche la memoria di costituzione in giudizio di Porta Pia è molto chiara. "Bologna ‘Città 30’ non corrisponde ai parametri e alle regole finora riferite, se è vero, come è vero, risultando dalla documentazione prodotta in causa dai ricorrenti, che il 70% delle strade urbane e della 18 città metropolitana sono state genericamente asservite a un’imposizione minima di 30km – si legge nelle memoria del Mit, inoltrata dall’Avvocatura dello Stato –. L’inversione del rapporto regola-eccezione che ne è derivato e la mancanza di adeguate giustificazioni, tradotte in altrettante motivazioni, rendono le ordinanze impugnate non conformi al Codice della Strada. Il ministero confida in una decisione che ripristini il corretto rapporto istituzionale fra Mit e Comune, in conformità alla ponderazione bilanciata degli interessi pubblici già effettuata dal legislatore e dal ministro". Tradotto, Roma ha chiesto l’annullamento delle ordinanze. Palla al Tar, e non escluso che a questo punto arrivino anche altre impugnazioni sul tavolo dei giudici.

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