FRANCESCO MORONI
Cronaca

Bologna in gol anche fuori dal campo. Thiago Motta visita i bimbi malati: "Porto gioia a chi ne ha bisogno"

L’allenatore che fa sognare una città è stato accolto al Rizzoli nei reparti di Ortopedia e Oncologia. Sorrisi ed emozione: "Sono venuto per augurare loro buona Pasqua". Grazie dal direttore generale Campagna.

Bologna in gol anche fuori dal campo. Thiago Motta visita i bimbi malati: "Porto gioia a chi ne ha bisogno"

Bologna in gol anche fuori dal campo. Thiago Motta visita i bimbi malati: "Porto gioia a chi ne ha bisogno"

Oltre il campo. Oltre il tifo e il lavoro. Oltre la pressione per una qualificazione europea che un’intera città aspetta. Oltre all’uomo di calcio, l’uomo. Thiago Motta incontra i bimbi pazienti dell’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna e lo fa con la sensibilità che lo caratterizza. "Sempre con rispetto", sottolineano i medici e gli infermieri. Una visita che rafforza lo stretto legame del Bologna con i bolognesi, in una stagione in cui le cose alla squadra girano bene. E allora l’allenatore ha voluto portare un po’ di quel calore che lo sport sa dare.

"Non avevo mai messo piede qui: è bello esserci – commenta emozionato –. Sono venuto per augurare ai bimbi una buona Pasqua, cercando di portare un po’ di allegria, la stessa che si respira in città". Il riferimento è proprio a quel sogno Champions League che i bolognesi continuano a coltivare.

Thiago arriva da solo, scende dall’auto e come prima cosa firma un autografo a un piccolo tifoso che era lì ad aspettarlo. Non stava più nella pelle e ha deciso di piazzarsi in prima fila, davanti ai giornalisti. L’allenatore varca la soglia dell’ospedale adagiato sui colli e stringe la mano al direttore generale, Anselmo Campagna. "Per i pazienti è un momento di gioia – commenta lui –. Ricevere la visita di una persona così amata allieta il soggiorno dei nostri bambini. Grazie". Thiago stringe la mano a chi glie la tende, scatta foto con chi glie le chiede. Poi entra nel reparto di Ortopedia pediatrica: ad attenderlo c’è un medico, sotto il camice spunta la maglia del Bologna. Il tour prosegue e il mister visita anche il reparto di Oncologia.

"Vedo bambini con il sorriso, nonostante il brutto momento che stanno passando – dice –. Questa positività mi dà energia per continuare a fare quello che stiamo facendo, tutti insieme". E a chi domanda se i pazienti hanno chiesto l’Europa come prossimo regalo (calcistico), Thiago risponde: "Ora hanno altre priorità, ma seguono la squadra con passione e noi faremo il massimo per accontentarli".

Con sé ha portato palloni firmati, sciarpette rossoblù, peluche. Spende un minuto con tutti. Tra i bimbi, ci sono anche quelli arrivati da Gaza. Sul volto hanno impressi i traumi della guerra, ma quando arriva Thiago tutto per un attimo quasi scompare. C’è tempo anche per far finta di scambiare due palleggi con un bambino palestinese. L’allenatore lo saluta e se ne va, lui risponde: ‘Ciao’. "Non aveva mai detto niente in italiano", sussurra un’infermiera. "Io sono un privilegiato, faccio il lavoro più bello del mondo ed è un piacere portare gioia a chi ne ha bisogno", chiude l’allenatore del Bologna. L’uomo, oltre all’uomo di calcio.