Bomba in stazione, la difesa Cavallini: "Dna sui resti nella tomba di Fresu"

Si oppongono le altre parti. In ballo anche la testimonianza del terrorista Carlos

Bomba in stazione, la difesa Cavallini:  "Dna sui resti nella tomba di Fresu"

Bomba in stazione, la difesa Cavallini: "Dna sui resti nella tomba di Fresu"

I difensori dell’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage del 2 agosto 1980, tornano a chiedere un’integrazione della perizia genetica sui resti trovati nella tomba di Maria Fresu, un vittima dell’attentato. E rilanciano la proposta, respinta in primo grado, di chiamare a testimoniare il terrorista Ilich Ramirez Sanchez, ‘Carlos lo sciacallo’. Ma alle istanze dei legali Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini alla Corte d’assise d’appello si oppongono Procura generale e parti civili (foto: Maria Fresu e Angela).

L’approfondimento sui resti nella bara di Fresu fu negato dalla Corte d’Assise in primo grado: il presidente Michele Leoni lo definì "radicalmente inutile e assurdamente dispendioso". I legali di Cavallini chiedono di confrontare il dna di un lembo facciale trovato nella bara della donna, non suo, con quello di altre sette vittime con lesioni al cranio, poi un esame morfologico per capire il colore di occhi, capelli e pelle e uno ancestrale per stabilire l’etnia della vittima: l’ipotesi è che si tratti di una donna che trasportava la bomba. Quanto a Carlos, la Procura generale è contraria alla testimonianza, "perché rientra nella ‘pista palestinese’, già a suo tempo archiviata" e pure ‘smontata’ dalle sentenze recenti.

La Corte presieduta da Orazio Pescatore deciderà alla prossima udienza, in cui poi testimonierà la figlia di Mirella Cuoghi, rimasta ferita nell’attentato.

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