Bucci, ritorno in Romagna: "Nel ricordo di Marescotti"

L’attrice domani all’Oratorio San Filippo Neri con ’Terra Mater Matrigna’ "Io e Ivano vedevamo in questo territorio un serbatoio di facce non realistiche".

Bucci, ritorno in Romagna: "Nel ricordo di Marescotti"

Bucci, ritorno in Romagna: "Nel ricordo di Marescotti"

In quel titolo, Terra Mater Matrigna, c’è tutto il senso della performance che Elena Bucci presenta domanì all’Oratorio San Filippo Neri. Ci sono il suo amore per un dialetto che è lingua e il rimpianto per un mondo perduto e sempre presente ma anche il desiderio di raccontare in modo immaginario una terra in qualche modo avvelenata e di certo ferita dalla recente alluvione. "Dipingo con ironia sarcastica un territorio fratturato e non conciliante. O meglio indago la mia relazione con le vite degli altri", spiega l’attrice. Che nelle sue note di regia aggiunge: "Sono cresciuta in una casa di campagna dentro a un paese che cresceva in fretta fra donne burbere e uomini dalle mani grandi. Sono fuggita, sono tornata e ho scoperto quanto poco sapessi della mia terra". Lo spettacolo (ore 20,30, ingresso gratuito, musiche dal vivo eseguite dal compositore Christian Ravaglioli) contiene anche un’affettuosa dedica a Ivano Marescotti, l’attore scomparso nel marzo di quest’anno e giustamente ritenuto anima e cuore della Romagna più autentica. Che di Elena è stato amico fraterno e complice nonché, a volte, partner in scena. "Ne faccio un ritratto molto corposo all’inizio – spiega Bucci – e la sua figura torna anche alla fine. Siamo nati a sette chilometri di distanza e entrambi vedevamo nella Romagna, come sosteneva il poeta Raffaello Baldini, un serbatoio di facce non realistiche".

Come vi conosceste?

"A teatro, nella compagnia di Leo de Berardinis. Arrivò per interpretare lo Spettro in un’edizione di Amleto e poi continuò nella Tempesta. Era bravo a fare tutto, come avrebbe dimostrato poi anche in difficili set internazionali, ma soprattutto aveva una forte capacità di improvvisazione. Con quella sua fisicità è stato in grado di fare di se stesso quasi una maschera della commedia dell’arte".

Lei ha firmato regie degli spettacoli di Ivano?

"Ho condiviso il suo modo di fare. L’ho diretto in Bagnacavàl, il racconto di un mugnaio che vuol essere Orlando Furioso, ma anche ne Il migliore dei mondi possibili dove si immagina un futuro nel quale è vietato ricordare. E poi Dante, le serate d’improvvisazione... Sono stata io a spingerlo a realizzare Fatti veri, quel libro di racconti autobiografici dal sapore di una volta. A ben pensarci, Terra Mater Matrigna è in fondo anche un racconto della storia del teatro".

Tutto questo materiale si svilupperà però in altro modo?

"Sì, confluirà, anche grazie alle vite di altri personaggi ancora, in un progetto più ampio previsto per la prossima estate che dovrebbe toccare anche una serie di luoghi non teatrali. Penso , comunque, che la vita di Ivano si inscriva in Risate di gioia, lo spettacolo che Marco Sgrosso ed io riprenderemo a breve dedicato ai personaggi del teatro all’antica italiana".

Claudio Cumani

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