Calabrese: "Ecco perché leggere fa bene"

Il docente domani a LecturaMundi: "Con Stephen King? Aumenta il cortisolo. Quando ci inteneriamo, cresce la dopamina"

Calabrese: "Ecco perché leggere fa bene"

Calabrese: "Ecco perché leggere fa bene"

Leggere fa bene. E non è una questione di essere amanti della cultura, spiega Stefano Calabrese, ma di benessere psicofisico. Di questo si parlerà nella seconda tranche del festival LecturaMundi organizzato da ScriptaBo, il cui presidente Carlo Lucarelli stasera in Mediateca a San Lazzaro (alle 21) parlerà dei libri della sua vita e di come la lettura abbia influito sulle sue scelte. Domani alle 18, invece, il festival si sposta nell’aula di Emilbanca/Sala delle Colonne di via Mazzini 152 dove Calabrese, docente di Comunicazione narrativa e Medicina narrativa, parlerà dei Neuroni della lettura: come e perché la fiction ci rende migliori. "Abbiamo imparato che leggere fiction – spiega– cambia la natura del nostro corpo e, tramite gli ormoni, del nostro sangue. In qualche modo sostituisce gli psicofarmaci".

In che modo?

"A seconda della tipologia di fiction che leggiamo, aumenta l’ossitocina quando ci inteneriamo; il cortisolo se leggiamo Stephen King; l’adopamina per storie di adolescenza, di avventure. Abbiamo scoperto che la lettura è quella cosa che non mettiamo nel comparto cultura, ma in quello corpo. Sono studi soprattutto endocrinologici".

Leggere fa bene dunque.

"Stiamo già facendo sperimentazioni nelle Rsa con gli anziani: la lettura genera miglioramenti complessivi. Meglio leggere delle storie che producono serotonina che assumerla con un farmaco. Gli effetti sono più blandi, ma più salutari".

Cosa succede nel cervello quando leggiamo?

"La lettura sta cambiando, il digitale ha operato un cambiamento sul cervello che con la sua plasticità cambia in relazione all’ambiente. Con il digitale si guarda: si guardano i pixel, le parole sul web sono sempre accompagnate da immagini. Fino a 30 annifa se noi avessimo sottoposto a tac una persona mentre leggeva, si sarebbero illuminate solo le aree predisposte, quella di Broca e di Wernicke. Oggi quando facciamo risonanze magnetiche, si accendono molto le aree visive: l’interpretazione del linguaggio verbale si serve di regioni che sono sempre state tradizionalmente utilizzate per guardare".

Cosa significa questo?

"È un cambiamento storico molto importante perché le aree del linguaggio visivo sono molto più naturali, le prime a essere nate da 12 milioni di di anni fa, mentre noi parliamo da 100mila anni. Quindi la lettura sta diventando un’operazione molto più simile a guardare le cose".

Leggere si sta semplificando?

"Sì e le parole sono sempre più accompagnate dalle immagini. Pensiamo a quando scriviamo un messaggio sullo smartphone, alcune parole hanno un’icona sotto: svela un passaggio, che le lingue si stanno sempre più avvicinando a quelle ideogrammatiche dell’estremo Orriente. Immagini ’liofilizzate’".

Avviene leggendo su tutti i supporti?

"Sì perché il nostro cervello sta cambiando sempre di più verso il digitale e, secondo i test e le risonanze, visualizziamo meglio quello che leggiamo".

Un’evoluzione o deve preoccupare?

"Una rivoluzione, positiva. Le preoccupazioni sono sul cattivo uso del digitale: che però non è fatto solo di social, è molto più complesso, fondamentale anche per i bambini e usato anche in scuole primare avanzate".

Leggere un libro di carta o un e-book è la stessa cosa?

"Cambia a livello di memoria. Se io leggo Anna Karenina su e-book spazializzo di più la lettura e la connessione temporale è più fragile. Cambia anche con un audiolibro, ma il tenore emozionale in questo caso è maggiore. E si ricorda meglio".

Anche la memoria sta cambiando?

"Oggi abbiamo tante protesi per archiviare – foto, dati, file – ma ha guadagnato valore la memoria autobiografica. L’ippocampo, il contenitore di tutto quello che noi ricordiamo ’ha fatto un po’ pulizia’: trattiene soprattutto quello che è sovraccarico di emozioni".

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