"Cerco la complessità interiore"

Gianrico Carofiglio oggi al Modernissimo presenta il suo ultimo libro ’L’orizzonte della notte’

"Cerco la complessità interiore"

"Cerco la complessità interiore"

La facoltosa signora Elvira Castell ha ucciso con un colpo di pistola l’ex compagno della sorella. È stata legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in camera di consiglio e l’avvocato Guido Guerrieri, che ne ha assunto la difesa, resta in tribunale in attesa della sentenza. Riflettendo. Si interroga sul senso della sua professione, sul tempo trascorso e sull’idea stessa di giustizia, ovvero sulla dialettica tra la percezione dell’imperfezione del sistema giudiziario e l’ostinata determinazione di farlo comunque funzionare.

È da tempo in vetta alle vendite il romanzo di Gianrico Carofiglio ‘L’orizzonte della notte’ (Einaudi) che viene presentato oggi alle 18 al cinema Modernissimo nell’ambito del ciclo ‘La voce dei libri’. Con il maestro del legal thriller (che alle 21 introduce anche il film ’Picnic ad Hanging Rock’) dialoga Susanna Zaccaria. È la settima avventura di questo personaggio che, in una Bari mutevole e indifferente, insegue cause spesso disperate senza mai perdere lo sguardo ironico sulle cose, e senza disdegnare di assestare qualche pugno al sacco da boxe in salotto. Il primo romanzo di Carofiglio, ex magistrato vocato alla letteratura, si intitolava ‘Testimone inconsapevole’, pubblicato nel 2002 era diventato qualche anno dopo un film. La popolarità del personaggio è cresciuta a tal punto che adesso si parla con sempre maggiore insistenza di una serie televisiva ("è molto probabile, ci lavorano", ammette lo scrittore).

Carofiglio, come è nata la figura di Guerrieri?

"Onestamente non so perché più di vent’anni fa mi è venuto in mente di scrivere la storia di un avvocato e non di un magistrato quale io ero. Probabilmente il mio inconscio mi ha suggerito di cambiare il punto di vista e di evitare un copione consumato. Insomma, c’è stato uno scarto di prospettiva. Fin dal primo romanzo ho voluto però evitare lo stereotipo del legale sfortunato che nel suo misero studiolo acchiappa un colpo grosso. Non succede mai".

Nel romanzo il suo protagonista ripercorre dolorose vicende personali e appare in un dimensione più intima e fragile. È così?

"La cifra stilistica di Guerrieri oscilla fra la dimensione esterna di avvocato di successo incardinata nel mondo reale e la dimensione personale, di forte complessità interiore. A lui appartiene la pratica ossessiva del dubbio. Qui i suoi monologhi interiori lasciano spazio a lunghe sedute da uno psicanalista junghiano che diventa un po’ il suo alter ego".

Sta già lavorando a un nuovo romanzo? Magari all’ottavo dell’avvocato?

"Fare un nuovo libro adesso sarebbe punitivo. Per ora penso e prendo appunti. Non so se scriverò ancora di Guerrieri, forse fra qualche anno... Fra il primo e il settimo romanzo c’è circolarità e molti nodi si sciolgono".

Come mai in Italia e all’estero il noir ha tanto successo?

"Si tratta di un genere che si presta a declinazioni diverse: si va dalla narrativa più commerciale ai romanzi letterari nei quali il plot investigativo non è centrale. La verità è che ci piace dare un’occhiata alle zone oscure, pensando che non ci riguardino".

Immaginava di venir tradotto in trenta Paesi?

"No, ma non ho ugual fortuna in tutti...Il successo dipende da fattori imprevedibili. Somerset Maugham diceva che sono tre i segreti per scrivere un romanzo ma nessuno sa quali siano. Io curo molto la parola: scrivo faticosamente, riscrivo, cambio".

Quando la rivedremo in tv?

"Presto comincerò a registrare la terza stagione di ‘Dilemmi’, la cui prima puntata andrà in onda il 19 maggio. La tv mi diverte perché mi permette di imparare altre cose e sconfinare dal mio campo. Ma non è il mio lavoro e non lo voglio fare da grande".

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