Dal Modernissimo all’ex Giuriolo: "La cultura unisce centro e periferia"

Gian Luca Farinelli: "La sala rinnovata è l’ombelico non solo della città, ma di un progetto più ampio"

Dal Modernissimo all’ex Giuriolo: "La cultura unisce centro e periferia"

Dal Modernissimo all’ex Giuriolo: "La cultura unisce centro e periferia"

Quando anche l’ex parcheggio Giuriolo, fra circa due anni, sarà pronto per aprire le porte trasformato in Archivio della Cineteca Renato Zangheri, allora sì che la metropolitana della cultura sarà completa. Perché collegherà in nome della settima arte, il centro di Bologna con la città metropolitana, che è la scommessa ambiziosa di qualsiasi progetto nasca oggi.

Dai sotterranei di piazza Re Enzo a un tetto di periferia, il polo del cinema animerà la città. Nel frattempo il Modernissimo inizia la seconda parte di programmazione ’regolare’ guardando alle circa 14.000 persone che sono entrate a vedere i film a pagamento (12.000) o gratuiti (2.000), ma anche a tutti coloro che dal 21 novembre sono semplicemente entrati per bere un caffè e curiosare, e il conteggio si alza parecchio. Lo racconta Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca.

Passati i primi dieci giorni, i bolognesi hanno capito che questo Modernissimo è qualcosa di veramente speciale ma pur sempre un cinematografo?

"È un grande progetto culturale ed è solo all’inizio. Perché quando ci sarà la pensilina di Mario Nanni e si potrà entrare e scegliere se andare a vedere le mostre, se fermarsi al caffè Pathè o andare a vedere un film o fare tutte e tre le cose assieme, allora questo aspetto di progetto culturale sarà ancora più evidente".

Esiste qualcosa del genere nel mondo?

"Non ne ho la certezza, ma 1.600 metri del sottopasso, più 1.800 del Modernissimo, ovvero 3.400 metri nel pienissimo centro, beh… sono tanta roba".

E’ più complicato, rispetto al Lumière, fare una programmazione cinematografica per il Modernissimo?

"Sarebbe difficile se non avessimo una storia importante alle nostre spalle, una storia di cui siamo stati protagonisti e in qualche modo pionieri, perché quando nel 1983 abbiamo aperto il Lumière o nel 1986 abbiamo fatto partire il Cinema Ritrovato, eravamo alle prese con cose molto pionieristiche che oggi lo sono molto meno. Anche grazie alle evoluzioni tecnologiche che ci sono state, all’arrivo del digitale, oggi sono cose molto nemo di nicchia. In qualche misura abbiamo anche un po’ inventato un certo modo di fare programmazione, perché con il Cinema Ritrovato abbiamo mostrato che il passato del cinema, anche quello più sconosciuto, aveva in realtà un presente e un futuro e lo abbiamo fatto molto prima delle piattaforme. Ecco perché ci invitano nel mondo a raccontare il nostro approccio. Effettivamente, è quello che abbiamo detto: la programmazione sarà un po’ piazza Maggiore tutto l’anno o un po’ Cinema Ritrovato tutto l’anno, adesso, senza esagerazioni, voglio solo dire che eravamo pronti per il programma Modernissimo il cui slogan potrebbe essere ’Nessuno escluso!’, perché è davvero per tutte le età, per tutti i gusti, per tutte le tasche, questa è la nostra sfida da mantenere".

Il Modernissimo s’è preso la scena, l’Archivio Zangheri riuscirà a fare qualcosa del genere per la periferia?

"Il Modernissimo è l’ombelico della città ed è molto giusta questa osservazione. Vent’anni fa i due progetti erano la grande esigenza della Cineteca, quando diventò Fondazione e se ne discuteva spesso con il consiglio d’amministrazione. Una sala più importante dove mostrare il suo lavoro e un archivio più importante per assicurare vita sicura a delle collezioni importantissime, due progetti che oggi convivono magnificamente. L’Archivio sarà un luogo di grande dialogo, non solo per conservare i film e i documenti, ma anche per i cittadini, con tante iniziative tutto l’anno".

Benedetta Cucci