Dendievel e il Comunale: "Orchestra di grande passione"

Dendievel e il Comunale:  "Orchestra di grande passione"

Dendievel e il Comunale: "Orchestra di grande passione"

di Marco Beghelli

Terminate appena le recite acclamatissime delle ’Nozze di Figaro’, il giovanissimo direttore belga Martijn Dendievel torna stasera a dirigere l’Orchestra del Comunale (Auditorium Manzoni, ore 20.30): in programma l’ouverture da ’Ruslan e Ljudmila’ di Glinka, il Terzo Concerto di Rachmaninov (con Yulianna Avdeeva al pianoforte) e la Sinfonia in Re minore di Frank.

Maestro, a 27 anni un giovane non sa ancora cosa farà nella vita: lei quando lo ha capito?

"Abbastanza presto. Mia madre è violinista; io ero molto vivace e a 3 anni mi ha messo in mano lo strumento per tenermi buono; ma ero anche molto pigro, così a 7 anni sono passato al violoncello per poter suonare seduto (ed anche perché le mie mani erano già troppo grandi per i micro movimenti sulla tastiera di un violino). Così una sera, a Bruges, venni portato a sentire il Primo Concerto per violoncello e orchestra di Šostakovic; ma ad affascinarmi fu il direttore. Il gesto, piccolissimo ma pieno d’energia, con cui Étienne Siebens – ‘direttore principale’ dell’Orchestra Sinfonica delle Fiandre – dette l’attacco ai timpani mi ha fatto immediatamente esclamare: ’Da grande voglio fare quello!’. Dirigo dall’età di 11 anni e oggi sono ‘direttore associato’ di quella stessa orchestra".

Ma lei stesso ha suonato in orchestra.

"I timpani! e cominciando alla grande con il ’Requiem’ di Verdi. Ma pratico anche il cembalo e il flauto diritto. Trovo indispensabile conoscere di persona le varie famiglie di strumenti, per sapere come direttore cosa posso richiedere a ognuno e soprattutto come chiederglielo, sulla base delle loro possibilità tecniche".

Com’è arrivato a Bologna?

"Il mio agente italiano, Federico Benigni, scommise su di me prima ancora che vincessi qualunque concorso e mi propose al sovrintendente Macciardi per un concerto nel 2021. Lui mi ha dato fiducia, confortato dal Deutscher Dirigentenpreis che mi è stato attribuito nel frattempo, fra il contratto e il concerto. Era la prima volta che lavoravo in Italia e ho trovato stupenda la passione dell’Orchestra del Comunale nel seguirmi: un’intesa immediata. Così il Teatro mi ha riconfermato per un secondo concerto nel 2022 e quest’anno due concerti e un’opera".

Il repertorio preferito?

"Sibelius nell’ambito sinfonico: lo si esegue sempre troppo poco. Adoro Mendelssohn: musica stupenda! Per il resto, dipende molto dal periodo: d’estate prediligo Mozart, d’inverno i russi. Faccio molta attenzione alla programmazione: non è possibile eseguire in giugno la Sinfonia Sogni d’inverno di Cajkovskij!"

E queste ’Nozze di Figaro’? Erano un debutto?

"Di più: la prima opera che ho mai diretto! Sono stato titubante ad accettare, perché mi sento più vicino alle opere del ’900: Britten, Weinberg, Šostakovic, Janácek, e poi Dvorák a fine ’800, compositori sempre capaci di stupirmi. Ma bisogna recuperare anche Respighi: è quasi un dovere per Bologna!".

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