Sant'Orsola Bologna, doppio trapianto di cuore in simultanea

Due trapianti cardiaci eseguiti in contemporanea dalle équipe del professor Pacini. "Impiegate cento persone tra medici, infermieri, tecnici. Alcune rientrate dal giorno libero"

L'equipe che ha operato il doppio trapianto

L'equipe che ha operato il doppio trapianto

Bologna, 16 giugno 2020 - Un’impresa "più unica che rara", per dirla con le parole del primario di Cardiochirurgia al Sant’Orsola, il professor Davide Pacini. Tre trapianti di cuore avvenuti nel giro di 24 ore, con la particolarità che due di questi sono stati svolti in contemporanea, in due sale operatorie dell’ospedale, nella notte tra venerdì e sabato. Se infatti effettuare due trapianti in rapida successione era già capitato alle équipe specializzate della Cardiochirurgia del Sant’Orsola, lo stesso non si può dire per due interventi contemporanei: un dispiegamento di forze – sono state circa un centinaio le persone dello staff coinvolte, tra cardiochirurghi, anestesisti, tecnici, infermieri... – che pochissime strutture in Italia potrebbero permettersi. Il tour de force è iniziato addirittura prima. "Mercoledì notte siamo dovuti intervenire con urgenza su una dissezione aortica acuta – spiega infatti il professor Pacini –, poi giovedì notte ci è arrivato il cuore per un paziente in lista, un trentasettenne, e abbiamo proceduto al trapianto. Nemmeno 24 ore dopo, nella notte tra venerdì e sabato, sono arrivati altri due cuori, grazie al maxi lavoro del Centro regionale trapianti, che non si è fermato con l’emergenza Covid. Bisognava agire subito, date le delicate condizioni dei due trapiantati in lista. Così abbiamo deciso: procediamo in contemporanea". E sabato, appena le équipe sono uscite dalle sale operatorie, è arrivata una signora con una rottura dell’aorta ascendente: tutti di nuovo in sala operatoria, fino a sera. Uno sforzo enorme non solo dal punto di vista umano – i due trapianti sono durati una decina di ore, l’intervento successivo altre quattro-cinque –, ma anche organizzati vo. "I cardiologi si sono dovuti attivare immediatamente per gestire i pazienti in lista – prosegue il primario –: i due trapiantati erano da oltre un mese ricoverati al Sant’Orsola, e dipendevano da un macchinario, il contropulsatore aortico, da cui non potevamo staccarli". Una situazione estremamente critica, per cui è stato attivato l’inusuale dispiegamento che ha coinvolto due equipe operatorie per ciascun trapianto (una per recuperare il cuore, una per impiantarlo), poi numerosi infermieri, anestesisti, e pure radiologi, dato che stando alle nuove regole anti-Covid i pazienti prima del trapianto devono essere sottoposti a tampone e tac al torace, poiché in caso di positività anche solo sospetta non si può procedere all’intervento. "L’attività trapiantologica non ha subìto influenze negative dall’emergenza sanitaria – riflette il professor Pacini –, abbiamo mantenuto il nostro ritmo". Dopo gli interventi, poi, le équipe hanno proseguito il lavoro garantendo le attività di routine programmate: un’attività non stop durata poco meno di 72 ore. "Siamo riusciti a organizzare tutto anche grazie al personale non reperibile, che ha scelto di tornare in servizio per dare man forte ai colleghi, data la straordinarietà della situazione. Siamo usciti dalle sale operatorie dei due trapianti attorno alle 13 di sabato: poco dopo è arrivata una signora da fuori regione, in auto, con una rottura dell’aorta ascendente. È stato un miracolo sia riuscita ad arrivare fin qui senza problemi, senza ambulanza. Non abbiamo aspettato un secondo di più: la sala operatoria è stata riaperta in un attimo e abbiamo ricominciato a lavorare".

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