Europee, Gualmini in corsa per il bis: "Pronta per cambiare volto all’Ue"

L’europarlamentare dem si ricandida. "Amministratori, società civile e uscenti: le liste Pd siano plurali"

Europee, Gualmini in corsa per il bis: "Pronta per cambiare volto all’Ue"

Europee, Gualmini in corsa per il bis: "Pronta per cambiare volto all’Ue"

Grande è la confusione sotto il cielo del Pd, ma, in vista delle Europee, un primo punto fermo c’è già: quello messo da Elisabetta Gualmini, europarlamentare uscente, pronta a correre per il bis a Bruxelles. "La prossima sarà la legislatura decisiva per costruire l’Europa della Difesa comune e dell’esercito comune, per rendere la Ue un soggetto autorevole e rispettato per esportare la pace. Sarà una legislatura costituente, che vedrà ragionamenti e modifiche ai Trattati dell’Unione: vorrei esserci in questo momento di grande cambiamento".

Da dove nasce la scelta?

"Da quanto ho fatto in questi ultimi cinque anni in Europa: sono stata la prima italiana in assoluto a essere scelta come Presidente del forum della ceramica europea, ho lavorato tantissimo per combinare la transizione ecologica con le necessità produttive di settori strategici per la nostra economia, come la food valley e il packaging, impegnandomi per dare alle industrie tempi e compensazioni adeguate. E poi a fine legislatura ho avuto la grande soddisfazione di vedere approvata la legge che tutela oltre 30 milioni di lavoratori delle piattaforme digitali in Europa".

La celebre direttiva sui riders.

"Non riguarda solo loro, attenzione. Ma anche baby sitter, caregiver, prestatori di servizi on line... Per la prima volta abbiamo normato il funzionamento degli algoritmi che governano il mondo del lavoro, tanto che gli Usa stanno studiando proprio la nostra direttiva".

Nel Pd c’è un certo affollamento di possibili candidature, provenienti anche dalla società civile, come l’ex direttore dell’Avvenire, Tarquinio. È preoccupata che gli uscenti come lei possano essere penalizzati, alla fine?

"Partiamo da una premessa generale: al Parlamento europeo servono persone competenti e preparate, che abbiano un profilo adeguato per negoziare h24 i singoli emendamenti di ogni singolo dossier. Se le candidature della società civile servono per dare un contributo all’Unione in questa fase delicata, allora ben vengano. Credo che il Pd debba mettere in campo liste plurali, con contributi da amministratori, europarlamentari uscenti e società civile. Senza dimenticare un aspetto fondamentale".

Ovvero?

"Le Europee si basano sulle preferenze nominative raccolte in collegi enormi. Più che discutere della combinazione delle liste tipo Tetris, bisogna pensare alle capacità di legare la presenza dei candidati a Bruxelles con quella che potranno garantire sul territorio".

Schlein dovrebbe candidarsi?

"Non mi permetto di dire alla segretaria nazionale del Pd cosa deve fare".

Se deciderà di correre non temete che possa essere, paradossalmente, un problema soprattutto per le candidate?

"Al di là dei nomi in campo, direi che è oggettivo che molteplici candidature femminili si elidano a vicenda. Mi auguro solo che per tutte le candidate ci siano le condizioni per una campagna elettorale equilibrata e una competizione corretta".

Tra chi è quasi sicuro della corsa per l’Europa c’è il governatore Stefano Bonaccini.

"Non conosco la sua decisione e fa bene a prendersi il tempo che serve per riflettere. Se si candiderà, il Pd potrà schierare una squadra ancora più forte, se invece deciderà di portare a termine il suo mandato andrà bene lo stesso".

Ma in caso di sua candidatura si apre la partita per la sua successione in Regione: come dovrà muoversi il Pd?

"L’Emilia-Romagna è più contendibile rispetto al 2020, serve una riflessione ampia, partecipata e inclusiva per gestire bene la successione a Bonaccini, che ci lascia in eredità dieci anni di ottimo governo. Mi auguro che nell’individuare il prossimo candidato di centrosinistra ci sia il coinvolgimento di tanti dirigenti e figure di riferimento dell’Emilia-Romagna. Insomma, che non si decida solo in luoghi ristretti a Roma".

E se ci fosse la necessità di ricorrere alle primarie?

"Per me non sono mai state un tabù".

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