Ex Masini, nulla di fatto. Il bando non dà risultati: "Nessuna proposta può gestire gli spazi"

La commissione nominata dal Comune ha valutato le due maxi cordate: "Insufficiente la sostenibilità economica di Ape e Macchine Celibi". Amarezza tra le varie realtà in gara, non si escludono ipotesi di ricorso.

Ex Masini, nulla di fatto. Il bando non dà risultati: "Nessuna proposta può gestire gli spazi"

Ex Masini, nulla di fatto. Il bando non dà risultati: "Nessuna proposta può gestire gli spazi"

Il futuro dell’ex caserma Masini è ancora nebuloso. Dopo un bando durato mesi e un incontro di oltre tre ore ieri sera, la commissione nominata dal Comune non è riuscita a individuare un vincitore tra le due maxi cordate in gioco: una capitanata da A.p.e. onlus e l’altra dalla cooperativa Le Macchine Celibi. "Nessuna delle due proposte può concorrere all’assegnazione degli spazi", tuona il presidente di commissione nella Sala del consiglio del Quartiere Santo Stefano. A discriminare il risultato è stato l’ultimo dei quattro indicatori stabiliti da Palazzo d’Accursio, quello relativo alla "sostenibilità economica e ambientale" della futura gestione: nessuna delle due cordate ha ottenuto la sufficienza (entrambe hanno registrato 10 punti su 25), condizione imprescindibile per gestire l’immobile.

Per selezionare il vincitore, infatti, la commissione si basa su quattro indicatori: oltre a quello della sostenibilità, compaiono "la rispondenza delle attività previste con i bisogni emersi durante il percorso di programmazione" (19 punti per Ape, 21 per Macchine Celibi), "la solidità e l’innovatività del modello organizzativo" (13 punti per la prima cordata, 18 per la seconda) e "la propensione all’apertura rispetto agli stimoli provenienti dal territorio" (20 per Ape, 18 per Macchine Celibi). Tutti i criteri hanno un punteggio di 25, per un valore complessivo di 100.

La fase di selezione è arrivata dopo il percorso collaborativo partito a luglio. A novembre è arrivato l’avviso pubblico per la programmazione condivisa degli usi temporanei dell’immobile, che si ricorda essere di proprietà di Cassa depositi e prestiti e in concessione al Comune, scaduto a dicembre. A fine novembre invece, si è tenuto anche il sopralluogo insieme con i cittadini.

Sono così partiti gli incontri a porte chiuse insieme con le due cordate che hanno raccolto associazioni, privati cittadini, realtà del territorio e gruppi di vario genere, con l’obiettivo di arrivare a una convergenza tra le parti e a una proposta condivisa. Comunione di intenti che, però, non è mai arrivata: la Fondazione Innovazione Urbana ha allora emanato un bando rivolto esclusivamente alle due cordate, scaduto a fine marzo, e nominato la commissione che ieri sera ha convocato l’incontro.

Un incontro fiume, arrivato dopo mesi di partecipazione, che non ha prodotto un risultato.

"Non sapevano come uscirne fuori e hanno deciso di non dare lo spazio a nessuno", puntualizza con amarezza Carlo Terrosi de Le Macchine Celibi, recentemente al centro delle cronache dopo che il Tar ha accolto il ricorso dichiarando illegittima l’assegnazione a ‘Nata per sciogliersi’ (costola di Làbas) degli spazi in Vicolo Bolognetti. Ricorso presentato dallo stesso Terrosi e dal raggruppamento di piazza Verdi. Non è da escludere, ora, l’ipotesi di un ulteriore ricorso da parte della cordata che ha ottenuto il punteggio leggermente maggiore (67 contro 62) per l’assegnazione dell’ex Masini. "È finito tutto in un nulla di fatto vergognoso, dopo un percorso durato mesi e gestito malissimo – commenta Chiara Casadio, consigliera di Forza Italia in Santo Stefano –. L’incapacità nel gestire una risorsa così importante per i cittadini si è dimostrata gravissima: qualcuno se ne assuma la responsabilità".

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