Fine del Ramadan, la festa: "Facciamo tacere le armi"

Le istituzioni delle diverse religioni, della politica e della società in piazza Dalla. Yassine Lafram dell’Ucoii: "Si fermino le guerre e le stragi di innocenti".

Fine del Ramadan, la festa: "Facciamo tacere le armi"

Fine del Ramadan, la festa: "Facciamo tacere le armi"

Difficile quantificare quante persone hanno partecipato all’Iftar Street, la festa organizzata dalla comunità islamica bolognese in piazza Lucio Dalla. Quello che è certo è che ieri nel quartiere Navile si è respirata una ventata di pace. Ai tanti curiosi che hanno visitato gli stand per capire quale manifestazione si stesse svolgendo negli spazi del vecchio mercato ortofrutticolo si è aggiunto il fatto che i bambini hanno iniziato a giocare insieme: quelli che sono soliti frequentare il parco con quelli che sono arrivati lì per festeggiare la fine del Ramadan. Il colore della pelle o la diversa fede religiosa non sono stati un motivo di divisione e questo non può che essere un segno di fiducia in un momento in cui il mondo in più parti è martoriato dalla guerra.

"Siamo qui per dimostrare ancora una volta che è possibile camminare insieme – spiega Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, Unione comunità islamiche italiane, e coordinatore della comunità islamica bolognese – e per dare un nostro contributo alla pace. Chiediamo che le armi si fermino per interrompere questa strage continua di vittime innocenti". Siamo alla sesta edizione di questa festa, e tutte le eccellenze cittadine hanno risposto all’invito della comunità islamica. Dal cardinale Matteo Zuppi al sindaco Matteo Lepore al rettore dell’Università Giovanni Molari e al questore Antonio Sbordone. "L’enciclica di papa Francesco Fratelli Tutti – ha spiegato l’arcivescovo – sottolinea proprio come non si possa essere in pace se non si considera l’altro un nostro fratello indipendentemente dalle diversità e per questo dobbiamo lavorare insieme per arrivare ad una piena convivenza. Quest’anno, poi, il Radaman coincide con la Quaresima e per entrambi i fedeli il digiuno ha il significo di privarsi dell’odio e costruire la pace". Anche Lepore sottolinea come solo attraverso la convivenza si possa arrivare al cessate il fuoco: "Chiediamo pace per chi abita a Gaza e per tutti le altre persone che sono toccate dalle guerra. La sesta edizione di questo Iftar Street ci dice che lo stare insieme non è solo possibile, ma è una grande ricchezza. I nostri figli studiano insieme a scuola, noi stiamo insieme nei luoghi di lavoro e nell’associazionismo e si sono aperte collaborazioni che ci rendono ogni giorno migliori". Stando ai pasti gratuiti serviti, sono stati più 500 coloro che hanno partecipato a questa festa.

Massimo Selleri

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