Gli spazi di oggi per Andreas Gursky

Al Mast l’antologica del fotografo tedesco dei ’record’. In mostra quaranta scatti di grande formato

Gli spazi di oggi per Andreas Gursky

Gli spazi di oggi per Andreas Gursky

di Benedetta Cucci

Spesso ci si domanda: come è possibile che andando su una piattaforma di commercio online, scegliendo la merce e cliccando, si abbia subito l’ok e la data di arrivo dell’acquisto? È tutto così veloce. Guardando la fotografia Amazon di Andreas Gursky del 2016, esposta al Mast con altre 40 immagini nella mostra antologica Visual Spaces of Today (da oggi al 7 gennaio 2024), si capisce subito. Tutto è "a portata di mano", ovvero ci sono magazzini immensi dove c’è di tutto, dal libro all’ombrello, al secchiello, alla ciabatta. E nella fotografia del maestro tedesco del "grande formato", che ci troviamo davanti sulla parete del Mast, ci sembra di poter entrare in quel magazzino, di poter toccare con mano. È sorprendente il grande formato, ovvero quella pellicola di almeno 102×127 mm o più grande, la cui resa visiva è eccezionale. Nelle fotografie di Gursky, classe 1955, questo standard contemporaneo (per immagini spesso alte fino a due metri, per 4 o 5 metri di lunghezza) acquista ancor più carattere grazie alla scansione, alla manipolazione digitale, alla stratificazione di più immagini per crearne una. Si tratta di una serie di dettagli non subito percettibili. Gursky mette a fuoco i soggetti che sceglie e va a fondo, pare quasi un giornalista d’inchiesta.

Urs Stahel –che ha curato la mostra che segna anche l’inizio della celebrazione di due ricorrenze: i 100 anni dell’impresa G.D e i dieci anni di Fondazione Mast – lo definisce ‘fotografo e artista". "Andreas Gursky – afferma– significa molto di più, è una forma d’arte, un marchio sinonimo di fotografia di grande formato che ha conquistato il museo e la collezione d’arte, affermandosi velocemente sul mercato".

Dirlo in modo meno specifico, sottolinea Stahel, "sarebbe sbagliato". L’8 novembre 2011, ad esempio, l’opera intitolata Rhein II è stata battuta all’asta da Christie’s per la cifra di 4.338.500 dollari, diventando la fotografia più costosa mai venduta. Davanti a questa foto lo spettatore è come se i trovasse sulla sponda del Reno, quella dove il fotografo originario di Lipsia va a correre, perché vicina al suo atelier a Duesseldorf. Ma attenzione, la fotografia del 1999 non è reale. Originariamente, in lontananza, c’erano siti produttivi che lui ha eliminato. "Cosa volevo rappresentare?" si accinge a spiegare Gursky. "Certo– dice – c’è l’espressionismo astratto americano, ma non è quel che cerco. Mentre correvo lungo il sentiero ho visto il Reno come un grande muro e ho pensato che dovevo scattare". Questo è il processo mentale prima della foto. "In mente si ha un’idea –approfondisce l’artista – c’è lo scatto di un primo piano, poi l’acqua e i siti produttivi che nel post editing ho eliminato per comporre la mia immagine".

Passa poi a raccontare l’immagine Salinas, scatto ibizenco che a vederlo oggi, spiega, non può non portarci agli occhi la Romagna allagata. A seconda di uno stato d’animo, la visione e il suo significato possono cambiare, come sottolinea Urs Stahel. La salina invece è ritratta in un momento magnifico, forse all’alba, ma Gursky aggiunge la scia aerea diagonale e la striscia di condensa orizzontale perché gli piaceva l’effetto, nemmeno così irreale. In fondo la sua visione è pura realtà, perché, a chi osserva come lui non ami particolarmente ritrarre le persone, risponde che nelle sue fotografie ci sono eccome gli essere umani "perché tutto quello che propongo è contaminato da loro". Info: Fondazione Mast partecipa alla raccolta fondi ‘Un aiuto per l’Emilia-Romagna’: il poster Bahrain I in edizione limitata di 75 copie, numerato e firmato dall’artista, sarà in vendita a 150 euro al MAST.Point e i proventi saranno devoluti alle popolazioni colpite dall’alluvione.

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