I familiari della ragazza uccisa "Questa sentenza è un conforto"

I parenti, attraverso gli avvocati Mitaritonna e Cardile, hanno poi voluto ringraziare il pm e i carabinieri

I familiari della ragazza uccisa   "Questa sentenza è un conforto"

I familiari della ragazza uccisa "Questa sentenza è un conforto"

"Per i familiari di Kristina la sentenza rappresenta un conforto, anche se non potrà mai restituire loro una mamma e una figlia". Poche parole, ma dense di significato quelle dei parenti della giovane dopo la condanna a 30 anni per l’ex fidanzato della donna, Giuseppe Cappello. La famiglia, attraverso gli avvocati di parte civile Cesarina Mitaritonna e Francesco Cardile, ha poi ringraziato "i carabinieri che, anche nei momenti più difficili dell’indagine, non hanno mai abbandonato la causa e il pm per la serietà dimostrata nella ricerca della verità".

Tra le prime a rilasciare una dichiarazione dopo la lettura della sentenza è stata l’avvocato Barbara Iannuccelli, che rappresenta l’associazione ‘La caramella buona’ per la tutela delle vittime di stalking: "Non si può parlare di soddisfazione – le sue parole – perché una ragazza è morta nel modo peggiore in assoluto. Noi oggi possiamo dire che Giuseppe Cappello è l’assassino di Kristina Gallo. I soldi che riceveremo dall’imputato (diecimila euro, ndr), verranno reinvestiti per tutelare tutte le altre ragazze che come Kristina intendiamo salvare, sperando che per loro ci sia un epilogo diverso".

Diversa la linea della difesa. "Una sentenza – dichiara l’avvocato Gabriele Bordoni che, insieme alla collega Alessandra Di Gianvincenzo, assiste l’imputato – che accoglie la tesi dell’accusa rispetto alla quale noi avevamo mosso determinate critiche. Le motivazioni faranno la differenza, una volta lette potremo nei dettagli quali sono state le traiettorie e le linee guida che hanno portato il giudice in quella direzione. C’è ancora molta strada da fare, si tratta di una sentenza che impugneremo perché non condivisibile dal nostro punto di osservazione. Per il momento, prendiamo atto di quanto deciso, ovviamente con dispiacere, perché ritenevamo di avere messo l’accento su quegli aspetti determinanti che lasciavano un più che ragionevole dubbio sulla colpevolezza dell’imputato".

Chiara Caravelli