Ignazi e il 25 aprile: "Le bandiere pro-Gaza?. Sfruttano la visibilità che dà questa festa"

Il politologo: "In occasioni così si mescola tutto, Israele e Ucraina". Poi ragiona anche sui manifesti della premier bruciati dagli antagonisti. "Sono i quattro soliti scalmanati, la loro rilevanza è pari a zero".

Ignazi e il 25 aprile: "Le bandiere pro-Gaza?. Sfruttano la visibilità che dà questa festa"

Ignazi e il 25 aprile: "Le bandiere pro-Gaza?. Sfruttano la visibilità che dà questa festa"

"Il 25 aprile è un’occasione pubblica con grande attenzione mediatica. Non mi sorprende che alcuni gruppi ne approfittino per avere visibilità, sfruttando la situazione". Ne è convinto il politologo Piero Ignazi che interviene all’indomani delle celebrazioni della Liberazione. Un 25 aprile che sotto le Due Torri ha visto manifesti di Giorgia Meloni bruciati, cori contro Israele in solidarietà con il popolo palestinese, oltre alle scintille politiche con Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica, che ha definito "divisive" le parole sul massacro di Gaza del presidente nazionale dell’Arci, Walter Massa.

Crede che la festa della Liberazione sia il giusto contesto per sventolare le bandiere palestinesi e difendere la causa di Gaza?

"A Milano c’erano anche le bandiere ucraine... Sono due contesti molto diversi di resistenza, ma ci sta che in queste occasioni si metta insieme tutto".

Secondo De Paz la piazza del 25 aprile non è il posto adeguato per confrontarsi sul conflitto in Medio Oriente.

"Ma se non c’entra la Palestina, non c’entra l’Ucraina, né Israele. O non c’entra nessuno o c’entrano tutti".

Gli antagonisti, però, non hanno solo difeso la causa palestinese. Ma hanno bruciato i manifesti elettorali di Giorgia Meloni...

"Le due cose non vanno d’accordo. I manifesti bruciati rappresentano una polemica politica interna che i soliti gruppetti enfatizzano. Ma il loro valore è vicino allo zero. In corteo c’erano quattro scalmanati, ma ne vedo tanti anche allo stadio, chenon hanno alcuna rilevanza pubblica e sociale. Non si deve dare peso a queste azioni, perché altrimenti si fa il loro gioco".

Il presidente della Comunità ebraica bolognese, poi, non ha gradito l’intervento di Massa sul massacro di Gaza. Che cosa ne pensa?

"Il fatto che sia un massacro non lo contesta nessuno, dal presidente Usa Biden in giù. Lo stesso quotidiano israeliano Haaretz ha posizioni che, in Italia, sarebbero definite antisemite, con critiche molto aspre al governo Netanyahu. Anche la Comunità ebraica dovrebbe rendersi conto di questo. Senza contare che in Israele c’è anche un’opinione pubblica minoritaria attenta ai diritti civili che si prodiga ancora per la pace. Una posizione non tenuta molto in conto da diversi esponenti delle varie comunità ebraiche...".

Il 25 aprile sarà sempre divisivo?

"Il problema è che c’è chi non giudica questa tappa una data simbolica di rinascita per l’Italia, ma considera migliore il regime precedente, pur non dicendolo in modo esplicito".

Crede che l’antifascismo resti ancora un tabù per alcuni?

"Continuare a chiedere alla destra dichiarazioni di questo genere è ridicolo. Non servono comunicati stampa, essere antifascisti significa essere democratici. Vedremo nei fatti, nei comportamenti, se saranno coerenti. Personalmente ho qualche perplessità considerando che Meloni definì Gianfranco Fini ’un traditore dell’Idea’".

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