FEDERICA GIERI SAMOGGIA
Cronaca

Il caso ‘Minghetti’. Non basta la lettera del preside: gli alunni occupano il liceo

Gallingani ha scritto a ragazzi e genitori per disincentivare il gesto. Le famiglie insorgono, ma lui non ci sta: "Così si lede il diritto allo studio". E c’è chi lo ringrazia: "Ogni anno subiamo una scelta voluta da pochi".

Il caso ‘Minghetti’. Non basta la lettera del preside: gli alunni occupano il liceo

Il caso ‘Minghetti’. Non basta la lettera del preside: gli alunni occupano il liceo

Liceo Minghetti occupato fino a giovedì a causa delle cariche della polizia agli studenti, contro il genocidio a Gaza (raccolta fondi pro organizzazioni umanitarie palestinesi) e la partecipazione dell’Italia alla missione europea ‘Aspides’ nel Mar Rosso. E contro la riforma Valditara, che "non fa altro che peggiorare le problematiche della scuola-gabbia". Come previsto. Una novità, tuttavia, c’è: "L’occupazione sarebbe accaduta comunque: lettera o non lettera. Almeno, ora, studenti e famiglie conoscono la posizione della dirigenza". A parlare è il preside Roberto Gallingani finito sulla graticola (una parte di studenti e famiglie e dell’Flc Cgil gli chiede "un passo indietro") per una comunicazione ai minghettiani e una ai genitori.

"Ora c’è chiarezza – avverte –: non si può più accettare la mistificazione che coloro che occupano hanno tutte le ragioni di farlo. Non è in discussione il diritto di manifestare, ci mancherebbe, siamo una scuola, ma perché farlo ledendo il diritto allo studio di altri studenti? Studiare è un diritto costituzionale che ha pari rango con quello di manifestare. Ci vuole rispetto per chi non la pensa come te".

A scatenare il putiferio, come detto, le due comunicazioni. In quella ai liceali, Gallingani li sollecita "ad avere il coraggio di dissentire rispetto a un eventuale ennesimo tentativo di occupazione": "Non lasciatevi strumentalizzare facendovi defraudare del vostro sacrosanto diritto ad aver una scuola di qualità, libera e autenticamente democratica". Nell’altra, rivolta urbi et orbi, sottolinea che "l’occupazione "è un atto illegale che si esplica contro il servizio pubblico e il diritto allo studio degli studenti dissenzienti" e che sarà "perseguita a termini di legge". Dai procedimenti disciplinari all’eventuale "denuncia prevista per legge all’autorità giudiziaria a carico degli studenti coinvolti" che, avendo 14 anni, "sono responsabili delle loro azioni anche in sede penale".

Dopodiché, ricorda le assemblee di istituto concesse (una al mese come da norma) e, "durante il trimestre, ben due giornate di approfondimento su tematiche inerenti l’attualità e la politica internazionale, proprio per stornare l’infelice iniziativa dell’occupazione". Apriti cielo.

Alcuni genitori lo accusano di "repressione e minaccia". Gallingani ribatte duro: "Respingo al mittente le accuse di autoritarismo: il vero atteggiamento autoritario è quello di voler imporre a tutti la propria posizione. Una dittatura del pensiero unico, che contraddice nei fatti le motivazioni che spingono alcuni studenti a voler occupare: non è democrazia". Per quanto concerne "le disposizioni del codice penale, esse non possono essere oggetto di contestazione, come pure le responsabilità connesse alla funzione dirigenziale. Semmai vanno spiegate ai ragazzi". Non mancano gli apprezzamenti: "Ogni anno – raccontano alcuni genitori – dobbiamo subire l’occupazione voluta da pochi. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo davanti a questa comunicazione". Infine una stoccata alla Flc Cgil: "Perché non viene difeso il loro diritto di studiare?".

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