"Il Comune ha ignorato l’allarme sul bilancio"

Approvato dalla Corte dei Conti il piano di rientro da 10 milioni, ma i giudici bacchettano l’amministrazione: "Squilibri segnalati dal 2020"

"Il Comune ha ignorato l’allarme sul bilancio"

"Il Comune ha ignorato l’allarme sul bilancio"

La Corte dei Conti ha approvato il piano di riequilibrio finanziario del Comune di San Pietro in Casale che prevede il recupero del buco di bilancio con un piano decennale. Non è tutto oro quello che luccica, però. Nella relazione di quasi trenta pagine stilata, in merito, dalla sezione regionale di controllo della magistratura contabile, infatti, emerge, nero su bianco, come la Corte dei Conti avesse già rilevato problematiche economiche anni fa, senza che nulla venisse fatto a riguardo da parte dell’amministrazione.

"La situazione di cassa del Comune lasciava emergere che la situazione di sofferenza era ben precedente (al 2024, ndr): in particolare, il saldo di cassa di parte corrente risulta costantemente negativo in tutto il quinquennio – si legge nel documento –. La sezione regionale della Corte dei Conti, già nel 2020, a seguito del controllo sul rendiconto, aveva segnalato una situazione di difficoltà gestionale, ma il Comune non aveva preso nessun correttivo".

Il disavanzo. Ripercorriamo le tappe, e le cifre, dell’ora più buia del piccolo comune. Al momento dell’approvazione del rendiconto del 2022 l’amministrazione si rese conto di aver accumulato un debito di 3.646.534,13 euro. Da qui la decisione di optare per il piano di riequilibrio finanziario, e non per il commissariamento, a fine agosto 2023. Piano che è stato approvato, a febbraio scorso, dalla Commissione finanziaria e che è poi passato al vaglio della Corte dei Conti, che ha stilato la sua relazione il 18 aprile. Dal documento si evince che il disavanzo nella casse comunali è più corposo . Agli oltre 3 milioni già noti, infatti, il Comune ha aggiunto 91mila euro sommati tra debiti attivi e passivi e 439mila euro provenienti da debiti fuori bilancio per un buco totale di 4.177.472,15 euro. Si legge nella relazione: "L’andamento della cassa avrebbe dunque di per sé dovuto indurre l’ente ad adottare misure correttive, rappresentando chiaro indice di una situazione di disavanzo occulto, considerando che il fondo crediti di dubbia esigibilità risultava sottostimato in relazione alla capacità di riscossione dell’Ente".

Il nodo della Tari. La mancata riscossione di quest’imposta è, da subito, stata additata dal Comune come causa principale del dissesto finanziario. "Non siamo stati abbastanza incisivi nel richiedere agli insolventi di versare quanto dovuto", aveva dichiarato il primo cittadino, mesi fa, al Carlino. Ed è proprio sulla Tari, infatti, che si basa gran parte del piano di riequilibrio presentato dal Municipio. L’idea dell’amministrazione, come riporta la Corte dei Conti, è quella di aumentare la tariffa in questione di circa il 7% e, soprattutto, di esternalizzare il servizio di riscossione. Idea, questa, non avvallata dalla Corte, che specifica senza mezzi termini: "Il Comune, esternalizzando il servizio, ritiene di ottenere un risparmio pari all’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, altrimenti dovuto a fronte delle percentuali di mancata riscossione. Il ragionamento retrostante è impostato sul presupposto derivante dal fatto che poiché le entrate teoriche pareggiano i costi – in quanto in base a questo presupposto è determinata la tariffa – esternalizzare il servizio si traduce in una minore ’spesa’ pari all’accantonamento al fondo crediti, che il Comune non dovrà effettuare, avendo esternalizzato e non gravando quindi su di esso il rischio di mancata riscossione. In questo quadro, il ragionamento del Comune risulta privo della necessaria coerenza". Interpellata dal ’Carlino’ sulla relazione, l’amministrazione si riserva di esprimere in seguito eventuali valutazioni.

Zoe Pederzini