FRANCESCO MORONI
Cronaca

Il leghista Stefano Bargi. Guerra e fondi europei: "L’Ue cambi rotta"

Il consigliere regionale candidato a Bruxelles: "Impegnato su questi argomenti. È importante che i decisori siano vicini al territorio, è una questione di priorità".

Il leghista Stefano Bargi. Guerra e fondi europei: "L’Ue cambi rotta"

Il leghista Stefano Bargi. Guerra e fondi europei: "L’Ue cambi rotta"

"La mia candidatura arriva da un impegno di diversi anni verso la guerra in Ucraina e dopo aver assunto un atteggiamento molto critico al riguardo: da qui, la scelta del ministro Matteo Salvini di candidare chi ha tenuto la barra dritta". C’è soprattutto il conflitto alle porte dell’Europa, ma non solo, nel programma elettorale di Stefano Bargi, consigliere regionale della Lega candidato alle elezioni europee. Guerra, ma non solo: fondi europei, Nato e altro ancora.

Bargi, quello del conflitto tra Russia e Ucraina è un tema a lei caro da tempo.

"Ho cercato di interessarmi della questione dei rapporti con la Federazione Russa dal 2015 e ho partecipato a due missioni: già all’epoca c’era il nodo del Donbas, ma di fatto la politica europea e l’Occidente se ne sono disinteressati, ad eccezione delle sanzioni".

Da cosa nasce l’interesse?

"In Emilia-Romagna allora c’erano state diverse conseguenze: a Modena molte aziende avevano chiuso e ricordo ancora il prezzo del Parmigiano Reggiano aumentato di un euro dalla sera alla mattina. Siamo stati la seconda regione dopo la Lombardia come impatto subito...".

E da allora?

"Nel 2017 sono anche stato inserito nella ‘black list’ ucraina: diciamo che ci ho messo la faccia, e non solo, per portare il conflitto in Donbas sui banchi della politica. Allora il mio partito aveva una posizione chiara, poi con lo scoppio della guerra è cambiato tutto... Ma io non ho cambiato faccia".

Cosa pensa al riguardo?

"Non avremmo dovuto infilarci in una posizione sanzionatoria né partecipare all’invio di armi".

Lei ha criticato anche le ultime parole di Jen Stoltenberg, segretario generale Nato.

"Lui di consegnare armi a lunga gittata, io dico che bisognerebbe mettere in discussione il nostro ruolo Nato, facendo il paio con quanto sta facendo Viktor Orbán (primo ministro dell’Ungheria, ndr) o con la posizione turca-ungherese. Bisogna recuperare i rapporti con Federazione russa, ma l’Unione Europea è assente su questo".

Quella dei fondi europei è un’altra tematica a cui tiene.

"Mi sono scontrato soprattutto per quanto riguarda le scuole: arrivano tante risorse per la digitalizzazione, ad esempio, che non si sa poi come reinvestire".

Ci dica di più.

"È la dimostrazione che, se il decisore è troppo lontano dal territorio, e magari viene spinto da alcune lobby, non c’è un riscontro pratico tra quello che viene deciso e quello che succede veramente. Alle scuole arrivano i soldi per il digitale, poi ci sono i soffitti che perdono o i bagni che non funzionano... E vale anche per l’alluvione".

Che intende?

"Negli anni c’è stata una pianificazione, ma senza una vera programmazione di cantieri e fondi. Il decreto alluvione risaliva al 2007. La giunta regionale aveva parlato di due miliardi ed è riuscita a mettere a terra solo qualche centinaio di milioni... Poi non è stato fatto altro: anche questo è un tema di priorità".