Il problema delle culle vuote: "La conservazione degli ovociti per combattere la denatalità"

Luca Gianaroli (Sismer): "Rendere più accessibile la procreazione medicalmente assistita". Andrea Borini (9.baby): "Aumentano le domande ma, rispetto ad altri Paesi, il numero è ridotto".

Il problema delle culle vuote: "La conservazione degli ovociti per combattere la denatalità"

Il problema delle culle vuote: "La conservazione degli ovociti per combattere la denatalità"

Un deciso incremento delle richieste di congelamento degli ovociti, soprattutto dopo il periodo del Covid, nei centri di procreazione medicalmente assistita di Bologna. Maggiore consapevolezza di che cosa significhi per il futuro e la ripresa del lavoro che costringe a una pianificazione della maternità, tra le ragioni dell’aumento. Il tutto all’interno di un panorama dove il fenomeno della denalità è sempre più evidente e la crioconservazione degli ovuli potrebbe dare un aiuto. Questo il parere di Luca Gianaroli, specialista in Ginecologia e ostetricia, direttore scientifico di Sismer, Società italiana di studi di medicina della riproduzione, con sede sotto le Due Torri.

"Dopo il periodo di blocco determinato dalla pandemia, c’è stata una ripartenza dei centri ma anche un avanzamento delle conoscenze relativa alle conosce – spiega Gianaroli –. La cosa che fa pensare, però, è che chi si approccia ai centri è una persona con un livello culturale, di conoscenza e di disponibilità economica abbastanza alto, perché la crioconservazione non è carico del sistema sanitario nazionale. Ci sono comunque anche persone che arrivano facendo grandissimi sacrifici per potersi permettere la chance di avere un figlio". E non manca una riflessione sulla legge 40, relativa alla fecondazione medicalmente assistita che compie 20 anni: "Una legge obsoleta per la quale dopo due decenni paghiamo ancora il prezzo di un disallineamento completo rispetto alla scienza, alla cultura a livello europeo e a livello mondiale. Non c’è la pretesa che chi non vuole figli li faccia, ma che chi li vuole e per problemi di fertilità non ci riesce, possa contare sull’aiuto della medicina". Gianaroli ricopre anche la carica di Director of Global Educational Programs della International Federation of Fertility Societies, un’organizzazione internazionale che rappresenta oltre 65 centri di fertilità sparsi nel mondo pari a circa 50mila medici e specialisti della riproduzione. Per il 2024 la Federazione ha lanciato una campagna mondiale, ’More Joy Campaign’, per contrastare la denatalità, e per sensibilizzare sull’importanza all’accessibilità delle tecniche di procreazione medicalmente assistita per coloro che ne hanno necessità. Al Sismer di Bologna, negli ultimi due anni, sono stati effettuati una trentina di trattamenti di crioconservazione, con circa due nuove pazienti a settimana che arrivano per una consulenza. L’età di queste donne è tra i 35 e i 40 anni.

L’incremento delle richieste circa la conservazione degli ovociti viene confermato anche da Andrea Borini, direttore di 9.baby, una rete di centri per la fertilità nata a Bologna e attiva da oltre 30 anni: "Nei centri 9.baby abbiamo avuto una crescita costante di questo tipo di trattamenti, che effettuiamo da quando è stato possibile eseguirle legalmente e tecnicamente. La crescita è stata graduale fino al 2015, fino ad arrivare nel 2023 a un numero più che raddoppiato delle crioconservazioni rispetto all’anno precedente. Anche se, in termini assoluti, – fa notare – nel nostro Paese i trattamenti di questo genere restano sempre un numero ridotto, stiamo assistendo a un cambiamento di approccio nei confronti dell’ipotesi di utilizzare questa tecnica come risorsa per il futuro: nel 2023 circa una su dieci delle pazienti che si è rivolta a noi voleva effettuare un percorso di questo genere".

Le ragioni di questo, come prosegue Borini, sono diverse: "In primis, il fatto che facendo informazione in merito all’esistenza della possibilità di crioconservare gli ovociti, stiamo facendo nascere nelle giovani donne alcune consapevolezze, cioè il fatto che le chance di gravidanza, purtroppo, diminuiscono con il crescere dell’età e che quindi se posticipano, come sta avvenendo sempre più spesso, la ricerca del primo, spesso unico, figlio, è possibile che scoprano di avere problemi a ottenere una gravidanza. Ma non c’è solo questo – prosegue il direttore di 9.baby –. Un mercato del lavoro meno stabile, nel quale la maternità è vista come fumo negli occhi, fa spesso il paio con una diffidenza nei confronti della fecondazione assistita. E pensare che in altri Paesi non solo è una pratica diffusa, ma viene offerta come benefit alle dipendenti di alcune grandi aziende o come regalo alle diplomate al termine del College: si aiutano così le giovani donne a capire che congelare il proprio potenziale riproduttivo. Attenzione, però – avverte – purtroppo avere ovociti crioconservati non è una garanzia di maternità. Da medico della riproduzione, mi preme ricordare che l’età non impatta solo sulla qualità e sulla quantità ovocitaria ma anche sulla possibilità di buon esito dei trattamenti e sulla possibilità di portare a termine la gravidanza. Più si alza l’età delle donne, più sono possibili problematiche genetiche che rendono ancora più difficile l’impianto e la prosecuzione della gravidanza".

Monica Raschi