Il rebus dei disturbatori allo stadio

Questo articolo esamina il problema dei ritardatari negli stadi di calcio, in particolare a Bologna, e propone una soluzione basata su regole rigide per i posti di lusso. Il lettore offre un punto di vista interessante su come gestire meglio il flusso di spettatori.

Le perplessità e la domanda specifica, ovviamente, vanno poste alla società che gestisce lo stadio di Bologna. Il problema però non riguarda solo questa città, ma è comune a tutti i campi di gioco. Forse il flusso degli spettatori si può regolare meglio, ma qui ci si addentra in un terreno difficile da esplorare e che compete alle società di calcio. La gestione di migliaia di persone è certamente molto difficile, a maggior ragione negli stadi dove il problema vero, più che i ritardatari, sono gli ultras che spesso spadroneggiano, insultano, si agitano. Buttiamo lì un’ipotesi senza alcuna pretesa. Forse nei posti privilegiati si possono mettere in atto regole che non è possibile applicare nelle curve dove la sarabanda del tifo va tenuta sotto controllo per altri motivi. Se un posto di lusso costa parecchio forse si può pretendere una migliore organizzazione. Pur rendendoci conto della differenza dell’evento, rileviamo che nelle partite di tennis non ci si muove dal posto se non nei campi di campo. Durante la partita non si entra e non si esce dalle tribune e i ritardatari devono attendere una pausa per recarsi al proprio posto. Anche nei palazzi dello sport dove si gioca a basket il problema è lo stesso. I movimenti dei ritardatari, di coloro che entrano ed escono per vari motivi sono da mettere in conto. Il lettore, tuttavia, offre un giusto spunto di riflessione. Ai titolari delle società di calcio l’eventuale ardua sentenza.

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