’Il sogno di Kubic’ di Palandri "Un’opera sui linguaggi attuali"

La prima assoluta stasera al Teatro del DamsLab "Un classico del secolo scorso, ma con video ed elettronica".

’Il sogno di Kubic’ di Palandri  "Un’opera sui linguaggi attuali"

’Il sogno di Kubic’ di Palandri "Un’opera sui linguaggi attuali"

Si conclude questa sera la prima edizione dell’Urban Opera Festival, originale rassegna ideata e diretta dalla compositrice e pianista Virginia Guastella in collaborazione con La Soffitta 2022-2024 Bologna Crocevia di Culture (Dipartimento delle Arti, Università di Bologna). Alle 21, nel Teatro del DAMSLab (piazzetta Pasolini 5b), debutterà in prima assoluta Il sogno di Kubic di Cristiana Palandri, opera vincitrice fra le 22 proposte pervenute in risposta alla Call for Artist lanciata lo scorso anno. L’autrice è responsabile dei testi, della musica e dell’allestimento scenico. "Sono sia una artista visiva, sia una compositrice che spazia dalla musica elettronica alla classica contemporanea. Ultimamente mi sto dedicando a progetti transdisciplinari, cercando di far coesistere più discipline artistiche: musica, danza, scultura, apparati visuali".

Che senso ha scrivere oggi un’opera lirica, genere che alcuni considerano vetusto?

"In effetti, nel mio percorso personale non ha molto senso. Ha senso invece per me lavorare con i linguaggi attuali, che mi interessano non tanto per la loro novità (sebbene io lavori con le nuove tecnologie), ma appunto per la loro attualità: come l’opera lirica rappresentava all’epoca il quotidiano, così ha senso per me oggi concepire un’opera multimediale basata su linguaggi attuali, che si distaccano da ciò che l’opera era, ma che rappresentano ciò che siamo noi oggi. Nel Sogno di Kubic è dunque particolarmente importante la componente video (creata da Rosario Grieco), che assume il ruolo narrativo principale, quello riservato un tempo ai cantanti e all’impianto scenografico. C’è poi grande impiego di musica elettronica, accanto agli strumenti che suonano dal vivo (l’Icarus vs Muzak Ensemble, diretto da Fabio Sperandio), tre voci cantanti (Niki Lada, Clara La Licata, Decio Biavati) e una danzatrice (Camilla Paris)".

Dunque una novità più di linguaggi che di contenuti.

"Sì. Il contenuto rimanda infatti a un classico del secolo scorso, trovando ispirazione in un’opera letteraria, come tante opere del passato: nel mio caso, il romanzo fantascientifico Ubik di Philip K. Dick (1969), autore di cui sono sempre stata un’ammiratrice. È un viaggio onirico in cui corpi, suoni e immagini si muovono tra sogno e realtà, tra veglia e sonno, tra percepibile e impercepibile. Parlare di fantascienza significa buttare un amo verso quel futuro che ci rende oggi tutti così incerti; ma lavorare su Dick, già tanto sfruttato dalla cinematografia e non solo, rappresenta per me una forma di classicità".

Marco Beghelli

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