"Il web è una giungla, bisogna denunciare"

Il web è una giungla per l'identità: avvocato Antonini combatte il cyberbullismo con Linkiller, eliminando contenuti lesivi e diffamatori. Progetto di divulgazione nelle scuole per sensibilizzare su un fenomeno diffuso tra i giovanissimi.

C’è il bimbo di otto anni che chiama di nascosto per chiedere di eliminare il video di lui bebè condiviso dalla mamma su YouTube, perché i compagni di classe lo prendono in giro. C’è il diplomatico omonimo di un camorrista con la reputazione distrutta e poi la soubrette dello spettacolo che vuole far sparire dalla rete foto scomode del passato. Il web è una giungla all’apparenza senza regole, disseminata di trappole, nella quale si rischia di perdere il controllo della propria identità. Chiedere per credere all’avvocato Sveva Antonini, tra i fondatori della società Tutela Digitale.

Avvocato Antonini, di che cosa vi occupate?

"Abbiamo iniziato dal contrasto alla pirateria online, ma negli anni sono esplose segnalazioni e richieste relative a problemi di natura personale. Da qui nel 2017 l’idea di creare un team e una piattaforma web, Linkiller, che consente in modo semplice e veloce l’eliminazione o la deindicizzazione dalla rete di contenuti ritenuti lesivi e diffamatori, come foto e video non autorizzati, pagine e profili falsi sui social, dati riservati e così via".

Casi ricorrenti?

"Quelli relativi a fenomeni che identifichiamo come revenge porn o sexy ricatto, donne che chiedono l’eliminazione di foto e video di sesso caricati sui social da ex fidanzati. Ma anche una ragazzina delle medie presa di mira dai compagni di classe in un profilo Facebook che la bullizzava per i suoi difetti fisici. Ci sono moltissimi minori e adolescenti che in ambito scolastico sono vittima di cyberbullismo".

Quali sono i casi più diffusi di cyberbullismo?

"Ci sono tantissimi fenomeni, il flaming ad esempio: messaggi violenti volti ad aizzare odio e umiliare una persona, messi in rete e condivisi in chat private. C’è l’impersonation, ovvero mi fingo di essere qualcun altro e inganno la persona. Poi il doxing, diffusione non autorizzata di dati personali, il cyberbashing, maltrattamenti o aggressioni filmate e diffuse online, revenge porn, sexting, l’harassment, le molestie via web. Ecco, noi possiamo eliminare i contenuti, ma ormai il fatto è accaduto e spesso coinvolge giovanissimi. Per questo abbiamo pensato di creare un progetto di divulgazione nelle scuole elementari e medie, partendo da Bologna, perché i dati sono impressionanti".

Di che tipo?

"Pensi che nella fascia di età 11-13 anni c’è la più alta percentuale di persone coinvolte in episodi di cyberbullismo. Nel 2023 in Italia sono stati denunciati 32.600 episodi ed è solo la punta dell’iceberg, saranno un quarto o un quinto del reale".

In che cosa consiste il progetto?

"L’idea è di creare un sportello gratuito collegato con la polizia postale per i giovanissimi che vogliono denunciare. A loro proporremo due incontri in presenza, uno rivolto a insegnanti e genitori. Sono i primi a dover prendere coscienza di quanto sia importante non attaccare i propri figli a social e telefonini".

Alessandro Caporaletti