La ’Commedia’ di NoGravity: "Il corpo racconta nella danza"

Stasera lo spettacolo di Mariana/P e Pellisari: "Ricreiamo Paolo e Francesca e la leggerezza degli angeli".

La ’Commedia’ di NoGravity: "Il corpo racconta nella danza"

La ’Commedia’ di NoGravity: "Il corpo racconta nella danza"

Danza-illusione, danza-scultura, teatro figurativo, teatro fisico. Non si può racchiudere in un’unica definizione il mondo magico di NoGravity, che si ispira all’arte del Rinascimento italiano, quanto al teatro barocco e ai linguaggi del Novecento. In Divina Commedia Reloaded, stasera alle 21 al Celebrazioni, i ballerini in scena sfidano la gravità e il mondo onirico si fonde con la danza, l’atletica circense e il mimetismo. Protagonista dello spettacolo è Mariana Porceddu, in arte Mariana/P, diventata negli anni anche coreografa e direttrice di NoGravity, assieme a Emiliano Pellisari. Accanto a lei, in scena, Eva Campanaro, Francesco Saverio Cifaldi, Giada Inserra, Leila Ghiabbi e Giovanni Bellucci.

Pellisari, negli Stati Uniti hanno definito quella di ’NoGravity’ una danza perfomativa. È d’accordo?

"Io la chiamerei ‘danza’ e basta. Quando il pensiero umano viene utilizzato per strutturare uno spazio e per raccontare una storia attraverso la bellezza del corpo umano – miracolo divino incredibile – a mio parere si chiama sempre e solo danza".

Che immagine restituite della ’Divina Commedia’?

"Un’immagine simbolica. Penso che sia sempre un po’ ridicolo provare a rappresentare la Commedia nel senso descrittivo del termine. È un’opera tanto incredibile, straordinaria e potente a livello letterario, che è impossibile restituirla a teatro. Qualunque cosa si faccia sul palco sarà sempre patetica rispetto alla fantasia di Dante".

Cosa si può raccontare, allora, attraverso la danza?

"Il pensiero profondo del Poeta e il suo immaginario: l’amore di Paolo e Francesca e il loro struggimento oppure la leggerezza degli angeli, che con il loro volo si innalzano oltre i pensieri umani. Ecco, queste sono cose che si possono rappresentare in forma simbolica, e non descrittiva, attraverso la bellezza del gesto del corpo umano".

Anche l’arte dialogherà con la danza…

"Citiamo Kandinsky quando, nel finale, i danzatori lanciano dei tessuti nell’aria e creano un intreccio di macchie di colore. Ci sono poi momenti in cui sette corpi si intersecano uno dentro l’altro e si innalzano a cinque metri d’altezza, creando immagini surrealiste e strizzando l’occhio a Salvador Dalì".

Porceddu, protagonista e co-coreografa, è sua moglie. Dato il rapporto di complicità, è più facile lavorare assieme?

"Volano i piatti, è ovvio (ride, ndr). Lei è la musical producer di tutti i nostri spettacoli. Abbiamo anche provato a lavorare separatamente, ma ormai si è creato un sinolo, come direbbe Leibniz, che è indissolubile. Siamo costretti, controvoglia (sorride ancora, ndr), a lavorare assieme".

Amalia Apicella