La comunità ebraica preoccupata: "Tanti slogan, poca consapevolezza. Ora la Casa del dialogo tra religioni"

Il presidente De Paz: "Il clima nelle università è degenerato, tradito lo spirito di confronto di questo mondo". E rilancia il progetto del 2021 con Comune, Alma Mater, Curia e Unione islamica: "Va realizzato presto".

La comunità ebraica preoccupata: "Tanti slogan, poca consapevolezza. Ora la Casa del dialogo tra religioni"

La comunità ebraica preoccupata: "Tanti slogan, poca consapevolezza. Ora la Casa del dialogo tra religioni"

Scene come quelle dei campus americani non si sono per fortuna viste in Italia, ma il clima che si respira da mesi anche nelle nostre università, compresa quella di Bologna, non fa dormire sonni tranquilli alla comunità ebraica. "Queste proteste e queste manifestazioni non mettono certo gli studenti israeliani che studiano da noi, che sono numerosissimi in tutta Italia, e anche a Bologna, nelle condizioni di vivere l’ambiente universitario nei modi in cui avrebbero diritto" dice Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica bolognese. Che aggiunge: "Per loro, già dopo il 7 ottobre 2023 (giorno dell’attacco di Hamas a città e villaggi israeliani che ha causato 1.200 vittime e quasi 250 ostaggi, più di un centinaio poi liberati; ndr) erano state attivate condizioni di protezione".

Ma la situazione non è certo migliorata, come testimonia anche l’azione dei gruppi di studenti pro-palestinesi che ieri hanno iniziato ad accamparsi in piazza Scaravilli. "Il clima in ambito universitario ha superato il livello di guardia – dice De Paz –, è degenerato completamente. Un ambiente in cui dominano la cultura, la ricerca e il confronto dovrebbe definire luoghi neutri nei quali possa crescere e nascere un’opportunità di dialogo, come ha sempre indicato il rettore Giovanni Molari: rattrista un po’ tutti il fatto che proprio in questo ambiente vengano posti limiti a crescita culturale. C’è una discrasia totale rispetto allo spirito del mondo universitario e, dall’esterno, c’è la percezione che dietro a queste proteste ci siano troppi slogan e poche consapevolezza e conoscenza dei fatti. Forse dovremmo chiederci da chi e come sono finanziate tutte queste manifestazioni che pervadono l’Italia, l’Europa e l’Occidente, oppure perché si prendono in considerazione solo certe situazioni e non altre, dimenticandosi delle vittime israeliane del 7 ottobre o degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas".

L’altro aspetto su cui De Paz punta il dito è quello della poca sensibilità sul ritorno dell’antisemitismo. "Non c’è l’allarme che dovrebbe esserci – sottolinea –. Tenere alta l’attenzione dovrebbe essere anche compito della politica, così come mettersi in prima linea per sottolineare i pericoli". Qualcuno che lo sta facendo, dice De Paz, "c’è", citando le iniziative della Sinistra per Israele, ma non basta. Anche sotto le Due Torri. Per questo De Paz rilancia nuovamente, come fatto non più tardi di qualche settimana fa, il progetto della ‘Casa dell’incontro e del dialogo tra culture e religioni’. "Come comunità ebraica avevamo firmato (nell’aprile 2021; ndr) un patto di collaborazione con il sindaco Merola, l’allora rettore Ubertini, l’arcivescovo Zuppi, e il presidente della comunità islamica, Lafram, per dare vita a questa Casa: oggi ne risollecito la realizzazione, perché probabilmente è il progetto migliore con cui realizzare una vera e propria cabina di regia sul tema, l’unico strumento per dare una risposta seria, neutrale e corretta a questa situazione".

Andrea Zanchi

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