La disperazione di papà Matteo: "La piattaforma è da chiudere. Mio figlio era un ragazzo d’oro"

Le parole di Plicchi: "Vogliamo creare un’associazione. Non era depresso, questa gogna l’ha distrutto". La fidanzata: "Un colpo al cuore. Era meraviglioso, ma si faceva condizionare dal giudizio degli altri".

La disperazione di papà Matteo: "La piattaforma è da chiudere. Mio figlio era un ragazzo d’oro"

La disperazione di papà Matteo: "La piattaforma è da chiudere. Mio figlio era un ragazzo d’oro"

Matteo tiene tra le mani la foto di Vincent bambino. Un sorriso a 32 denti e riccioli neri. La tenerezza si spezza in lacrime, per quel figlio che ha amato ogni giorno e cresciuto praticamente da solo. E solo la rabbia, il bisogno di credere che questa morte non sarà inutile, non resterà impunita, gli dà ancora la forza di stare in piedi, di andare avanti per gli altri due suoi bambini, per sua moglie. "Bisogna fare qualcosa, perché quel social è da chiudere", dice. Il social è TikTok, che tra video brevi e balletti ha raccontato ascesa e declino di suo figlio. Fino a riprenderne, con la crudezza che solo i social sanno avere, la morte in diretta. Un suicidio istigato, secondo la famiglia della vittima, dalla macchina di fango messa in piedi da una coppia di giovanissimi influencer turchi. "Questa coppia, che ha già anche confessato su TikTok, ha architettato delle falsità terribili per distruggere mio figlio: addirittura un’accusa di pedofilia – racconta Matteo –. Hanno anche ‘arruolato’ influencer italiani, che si sono prestati a diffondere le loro menzogne. Ho scritto a questi ragazzi, ora anche loro vittime della gogna che hanno alimentato. Ho chiesto loro perché lo hanno fatto. ‘Se non lo facevo mi ricattavano’, hanno risposto. Ma non lo hanno fatto solo per questo. Se denigri sui social una persona che gode di un momento di visibilità altissimo, ne trai giovamento. Oggi anche il più sconosciuto che cita mio figlio in 5 minuti raggiunge 5mila follower. Sono come sciacalli".

E adesso papà Matteo chiede che si indaghi: "Mi chiedono se sporgerò denuncia: a cosa serve? Su TikTok c’è già tutto. Basta solo cercare. Anche nel telefonino di mio figlio, che i carabinieri hanno tenuto per quattro giorni". Ma chiede anche che suo figlio venga ricordato per quello che era, "un ragazzo d’oro. Con un animo delicato, sensibile. Stanno venendo fuori un sacco di testimonianze di ragazzi che lo ringraziano. Dicono: ‘Stavo per farla finita e le parole di Vincent mi hanno fatto desistere’. Salvava gli altri, ma non è riuscito a salvare se stesso. Io sono stato un giovane burrascoso, lui non era come me. Nel suo dna aveva un cuore grande". Un cuore grande, una delicatezza d’animo, che non vanno confusi con un disagio: "Hanno fatto passare mio figlio per un depresso – si infuria Matteo –. Non è così: è stata questa vicenda, scoppiata negli ultimi dieci giorni, a distruggerlo. È vero, vedeva uno psicoterapeuta. Ma questo non vuol dire soffrisse di un disagio. Anzi. Aveva progetti, viveva un momento lavorativo ottimo come tatuatore, frequentava una ragazza... Questa gogna l’ha distrutto. Dopo aver chiuso i suoi profili, mi ha detto: ‘mi sto disintossicando dai social’". Ora che Vincent non c’è più, la sua morte non deve essere dimenticata: "La prossima settimana c’è una Convention di tatuatori a Ferrara. Vincent avrebbe partecipato, con il suo stand. Lui non ci sarà, ma il suo ricordo sì. Vogliamo creare un’associazione, un fondo per lottare contro la violenza sui social. La stessa che ha ucciso mio figlio".

Al dolore del padre si unisce quello della ragazza che Vincent frequentava. "Ora sei libero dall’ansia", scrive la giovane sui social sotto alcuni scatti che ritraggono la coppia innamorata. Il loro ultimo incontro è stato lo scorso weekend, quando "mi ha regalato la sua prima spada laser – racconta la ragazza –. Ci volevamo più che bene. Ci siamo conosciuti a fine agosto, e mi dispiace non aver passato più tempo insieme". La voce trema ripensando al gesto estremo. "Ero in live su TikTok quando ho realizzato che si stava facendo del male – confessa –. Ero l’unica che avrebbe potuto fare qualcosa: se avessi avuto il numero di un amico o di suo padre, avrei avvisato". Ora rimane solo il ricordo. "È un colpo al cuore – conclude la giovane –. Era meraviglioso. Ma si faceva condizionare dal giudizio degli altri".

Mariateresa Mastromarino

Nicoletta Tempera